Cefalunews, 5 settembre 2023
Quest’anno
ricorre l’Ottantesimo anniversario dell’Operazione Husky (1943-2023). Nel
rammentare tale ricorrenza, abbiamo volutamente richiamato l’attenzione su una
particolare unità del Regio Esercito Italiano operante anche nella nostra
Isola, i Battaglioni Territoriali Mobili, i quali furono costituiti da riservisti
dalle “leve” più anziane. Questi
militari, per la stragrande maggioranza di origine siciliana, di solito ammogliati
e con figli, erano riuniti in gruppi, formati da una decina di uomini, oppure costituiti
in plotoni. Comunemente noti come “Territoriali”,
questi uomini presidiavano le postazioni e i capisaldi situati lungo la costa e
nell’entroterra.
Il
più delle volte furono impiegati nelle retrovie per sporadiche azioni militari. Ci sono note e ben
dimostrate le loro
classiche mostreggiature sul bavero della giacca, dette fiamme a una punta, o “pipe”, ovvero: i Reparti territoriali,
aventi per mostrina una pipa di colore rossa e i Reparti mobili, aventi per
mostrina una pipa di colore arancio.
Il
militare Salvatore Galioto, classe 1898, di Termini Imerese (PA), nel corso
della Seconda Guerra Mondiale, fece parte sia del 381° e sia del 382°
Battaglione Territoriale Mobile. La splendida e rara fotografia di gruppo che
presentiamo per la prima volta in questa testata giornalistica, mostra il fante
termitano (in piedi, quarto da sinistra) insieme ai suoi commilitoni.
Lo
scatto, che riprende in tutto nove uomini, evidenzia che cinque di loro indossano
la giubba in panno modello 1934-1937 (colletto ricoperto da panno nero). Gli
altri quattro soldati vestono la divisa modello 1940 (colletto privo della
copertura in panno).
Sette
dei militari presenti nella foto portano a tracolla una giberna in cuoio
grigio-verde con doppio contenitore, modello 1907. Ciascuno dei due comparti
può contenere quattro “lastrine” con
sei colpi, per un totale di quarantotto proiettili, utilizzabili per armi
modello 1891. I contenitori sono appesi al cinturino modello 1926 e risultano sostenuti
da cinghie reggi-giberne modello 1936.
Tutti
i soldati portano camicie grigio-verdi, pantaloni larghi, fasce mollettiere e
scarponcini bassi modello 1929.
Il
primo soldato in alto a sinistra, e probabilmente anche quello accanto, porta
al fianco un fodero, verosimilmente modello 1938, con baionetta.
Il
secondo soldato in basso a sinistra ha in mano una rivoltella, normalmente in
uso agli ufficiali e ai sottufficiali del Regio Esercito (non si rilevano però gradi
sulla divisa di quest’ultimo tali da giustificarne il possesso), probabilmente una
“Bodeo” con ponticello modello 1889. Oltre
all’arma, il militare porta anche il relativo correggiolo di pelle.
Le
“bustine” modello 1934/1935, non indossate, sono sparse disordinatamente a
terra. Dei componenti del gruppo, soltanto tre soldati indossano la cravatta di
colore nero.
L’immagine
è stata ripresa in Sicilia nel territorio compreso tra Balestrate e
Castellammare del Golfo.
Allo
scopo di ricostruire il periodo concernente il servizio militare svolto dal
fante Salvatore Galioto, il figlio Mario ha avviato una dettagliata ricerca
partendo dalla consultazione degli atti matricolari dell’interessato.
Già
nel 2021, a seguito di una specifica richiesta all’Ufficio Documentale del
Comando Militare Esercito “Sicilia”, ex Distretto Militare di Palermo (33°), Mario
Galioto ricevette tramite email, la copia scansionata del foglio matricolare. Il
documento risultò, tuttavia, insufficiente per tracciare una particolareggiata descrizione
della carriera del militare in questione, lo scorso giugno si richiese, pertanto,
un ulteriore carteggio, ossia le:
assegnazioni
e i cambiamenti di Compagnia e di Brigata;
distinzioni
e i servizi speciali;
campagne,
le azioni di merito, le decorazioni, e gli encomi solenni.
A
tale istanza, la responsabile dell’Ufficio Ricerche (SAAS-SIPA), comunicò al
destinatario di non disporre di altra documentazione aggiuntiva rispetto a
quella in precedenza richiesta e già inviata.
Allo
stato attuale delle ricerche, è stilato a cura dello storico Michele Nigro,
sulla base dei dati personali contenuti nel foglio matricolare e dalle notizie
tratte da libri e siti specializzati in merito ai reparti ove prestò servizio, un
conciso curricula del Fante Galioto Salvatore.
«Galioto Salvatore nacque a Termini Imerese (PA) il 31 gennaio 1898 da Salvatore e Cutrara Agostina. Era alto un metro e sessantuno e aveva occhi e capelli castani. Sapeva leggere e scrivere e di mestiere faceva il giardiniere.
Nei
primi del Novecento abitava con i genitori in via Magazzini n.7 ma negli anni
’40 si trasferì in via del Genio n.2. Nel 1948 ritornò ad abitare nella casa
paterna di via Magazzini, fino alla sua morte avvenuta il 1° luglio 1983.
Venne iscritto nelle liste di leva del
comune di Cefalù con il numero di matricola 8692.
Al
compimento del diciannovesimo anno fu chiamato alle armi e il 28 febbraio del
1917 fu inviato al deposito del 30° Reggimento Fanteria a Nocera Inferiore (SA)
ove giunse il 31 marzo.
Il
29° e 30° Reggimento facevano parte del Battaglione “Pisa” che in quel periodo era
di stanza nella zona tra Udine e Gorizia, nei territori di Chiopris, Peteano e
Sdraudissina. Proprio in questi luoghi nella primavera del ’17 si svolse la “X
Battaglia dell’Isonzo”.
Galioto,
raggiunse il reparto ”in zona di guerra”, il 10 luglio 1917. Il giorno
successivo fu inquadrato nel 223° Reggimento Fanteria che insieme al 224°
Reggimento costituivano la Brigata Etna i cui organici, partiti dalle sedi di
Palermo e Siracusa, raggiunsero il fronte verso la fine di aprile del 1916. La
località di destinazione fu la provincia di Udine, in particolare la zona
montuosa della Carnia.
Nella
seconda metà di luglio il battaglione “Pisa” passò alle dipendenze della 57ª
divisione, dislocata nel settore di Camporovere, una frazione del comune di
Roana (VI). In quei giorni il citato Reggimento si portò a Valerisce (frazione
di San Floriano del Collio nella provincia di Gorizia) e da li iniziò il
trasferimento verso Caporetto.
Alle
ore 02:00 del 24 ottobre 1917, le truppe
austro-ungariche cominciarono l’attacco contro le linee della 2ª
Armata italiana sulla direttrice Tolmino-Caporetto (ora Kobarid). L’Etna
difese strenuamente la propria parte di “fronte” sul Monte Rosso, sulla
selletta Soza, sullo Sleme, e su Leskovca, ma alla fine cedette alle
preponderanti forze nemiche. Ciò portò alla più grave sconfitta nella storia
dell'Esercito italiano che dal luogo dello scontro prese il nome di “disfatta
di Caporetto”. L’avanzata del nemico causò il crollo delle linee di difesa
italiane e il ripiegamento delle truppe fino al fiume Piave. Nel
corso della battaglia e durante la ritirata vennero catturati quasi 300.000 prigionieri, tra cui il fante Salvatore
Galioto, mentre risultarono sbandati o dispersi circa 350.000 soldati.
Il 13 novembre la Brigata o, per meglio dire, quel che ne
restava, venne riunita nella zona di Spessa (PV) e sciolta.
Dopo
la firma dell’armistizio di “Villa Giusti” (3 novembre 1918), i prigionieri italiani
vennero liberati. Il fante Galioto ritornò libero il successivo 10 gennaio e
nei primi di febbraio raggiunse, immaginiamo con non poche difficoltà, il
deposito del 30° Fanteria.
È
il 20 marzo 1919 quando prese servizio nel 21° Reggimento fanteria della
Brigata Cremona.
In
base alla circolare 486 G.M. (Giornale Militare) 920, il 21 settembre 1920 fu
inviato in congedo illimitato. Dal Deposito del 2° Reggimento gli venne
liquidato il premio in denaro, previsto dalla circolare 114 del G.M. datata
1919, concesso ai militari che durante la guerra avevano tenuto una buona
condotta e servito la Patria con fedeltà e onore.
Nel febbraio del 1924 venne iscritto nel
ruolo della forza in congedo di fanteria del distretto di Cefalù.
Il destino, però, ancora una volta lo
chiamò in causa e il 31 maggio 1940 (circolare 1/2105 del 21.5.1940 del Corpo
di Armata di Palermo) venne richiamato alle armi e fu inquadrato nel 381°
Battaglione territoriale mobile, operante in Sicilia.
Con Regio decreto 11 giugno 1940, n. 567,
questa parte del territorio italiano fu dichiarata in stato di guerra.
Il successivo 31 ottobre il militare venne
ricollocato in congedo.
Richiamato alle armi, giusta circolare
47180 del 4 aprile 1941 dello Stato Maggiore del Regio Esercito, il 17 aprile
fu riassegnato al 381° Battaglione territoriale mobile, 1ª Compagnia.
Passò alla 2ª Compagnia del 382°
Battaglione territoriale mobile (costiero) su disposizione del comando XII
Corpo d’Armata, il 23 settembre di quell’anno. Da tale Corpo d’Armata
dipendevano le Divisioni “Aosta” e “Assietta”, alcuni Battaglioni costieri ed
altri reparti.
Venne posto definitivamente in congedo il
23 giugno del 1942, mentre la guerra proseguiva in Sicilia per esaurirsi nell’agosto
del 1943.
Galioto
Salvatore, per fortuna e per una serie di favorevoli eventi, passò indenne ma
tra mille sofferenze le due sanguinose guerre mondiali, ultimando la sua vita
terrena nell’affetto dei suoi familiari».
Per le informazioni inerenti alle uniformi si ringraziano i ricercatori storici e collezionisti Marco Ingrassia e Giuseppe Nasta.
Bibliografia e sitografia:
Emilio Faldella, Lo sbarco e la difesa della Sicilia,
Roma, L’Aniene, 1946.
Andrea Viotti, Uniformi e distintivi dell'Esercito
Italiano Seconda Guerra Mondiale 1940-1945, Ufficio Storico Stato Maggiore
dell’Esercito,Roma 1988.
Giuseppe
Longo
2021, Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) - Le Coorti
territoriali, Cefalunews, 13 aprile.
Giuseppe Longo
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