Cefalunews, 16 maggio 2022
Durante il periodo bellico
le gallerie ferroviarie della penisola funsero da rifugio antiaereo,
soprattutto dettero riparo ai treni armati. Infatti, ciascun convoglio era
utilizzato essenzialmente per la difesa costiera e dei porti da attacchi
aeronavali.
Nella Seconda Guerra
Mondiale, i treni armati operarono in quasi tutto il territorio metropolitano:
il Golfo della Liguria, la costa adriatica, lo Ionio e il Tirreno.
I treni Armati, nello
specifico quelli gestiti dalla Regia Marina, sostavano nelle vicinanze delle
stazioni o scali ferroviari, al riparo di muri rialzati (costruiti dal
personale di MARIGENIMIL, il Genio Militare per la Marina) oppure disposti in
trincee naturali, adoperando una specifica colorazione, per mimetizzarsi con
l’ambiente in cui dovevano intervenire. Il treno armato era trainato da due
locomotive FS 290 o 875, poste una alla testa e una in coda. Le caldaie delle
motrici erano sempre in pressione, pronti a muoversi in ogni momento per
raggiungere le zone di operazione.
Ai ciascun T.A. era
assegnato un settore di difesa, solitamente lungo circa 60 chilometri,
l’assegnazione avveniva in base al calibro delle armi in dotazione, e alla la
distanza della ferrovia dal mare, quest’ultima, principale zona di minaccia.
Quindi, per ovvie ragioni strategiche, queste “navi da guerra su rotaia”
venivano custoditi nelle gallerie nel caso che sempre queste ultime esistessero
nelle vicinanze.
E’ notorio che in molte
città d’Italia durante l’ultima guerra mondiale, per venire in soccorso della
popolazione colpita dai bombardamenti, gli enti preposti per la protezione
antiaerea, avviarono lavori di costruzione e sistemazione di locali ad uso di rifugi
aerei. Sorsero, quindi, ricoveri antiaerei: in sotterranei, negli ipogei, in
gallerie, in grotte, ecc. Tuttavia, la popolazione, impaurita dai frequenti e
devastanti bombardamenti degli Alleati, per proteggersi scelse di rifugiarsi
anche all’interno dei tunnel ferroviari.
Scrivono gli autori del
libro “Treni Armati in Sicilia”: […] La difesa od uscita delle gallerie
ferroviarie veniva sorvegliata da personale militare al fine di impedire azioni
di sabotaggio. Si trattava di militari siciliani, abitanti in zone limitrofe,
abbandonati a loro stessi in zone impervie spesso irraggiungibili se non col
treno. Inutile dire che in molti casi le gallerie vennero utilizzate anche
dalla popolazione locale per proteggersi dagli attacchi aerei nemici, creando
così un traffico continuo di persone che a piedi entravano e uscivano,
aumentando il rischio d’infiltrazione di spie o sabotatori […].
Probabilmente il Treno
Armato antinave di Termini Imerese (TA152/1/T) attuò le stesse procedure di
sicurezza adottate dagli altri convogli sparsi nel resto della penisola.
Tuttavia, facciamo nostra la testimonianza di chi da bambino, visse sulla sua
pelle i bombardamenti del 1943 che colpirono la città imerese. Lo scrivente
intraprese l’intervista nel 2013 (proprio a settant’anni dallo sbarco Alleato
in Sicilia, ovvero la nota “Operazione Husky”), e ripubblicata lo scorso anno
in: “Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel Distretto di
Termini Imerese”:
[…] La mattina del 12
luglio 1943, quando via radio fu comunicato al presidio militare di Termini che
stavano arrivando degli aerei americani, il treno armato si affrettò ad andare
a nascondersi sotto la galleria. I Marinai del treno armato, passando,
gridavano alla gente di andare nei ricoveri e di scappare. Dopo pochi minuti
sentimmo arrivare i bombardamenti […].
[…] Una parte della
popolazione di Termini bassa, specie dei quartieri di pescatori, si rifugiò
sotto la galleria del porto rimanendovi per diversi giorni. Quelli che uscivano
di là erano anneriti come carbone. Figurarsi le condizioni igieniche di questi
accampamenti di fortuna […].
A distanza di 79 anni,
sono entrato per la prima volta nella galleria dismessa di Termini Imerese,
dopo averne parlato e scritto in articoli precedenti. Non ci sono parole per
descrivere l’emozione che ha suscitato in me tale esplorazione. Tuttavia, al il
mio stretto collaboratore, presente in quella “mia storica giornata”, ho
chiesto di stilare una breve e circoncisa relazione.
Quindi ho domandato al
Dott. Geologo Donaldo Di Cristofalo (1) di darci un resoconto di ciò che ha
visto durante il suo sopralluogo in galleria, che ricordiamo era a unico
binario, e smise di essere adoperata negli anni ’50 del XX sec. per fare posto
all’attuale linea ferrata (che trovasi parallela a quella in disuso),
attrezzata con due binari.
Galleria
ferroviaria dismessa di Termini Imerese
(sopralluogo
dell’11 maggio 2022)
«Con una lunghezza di circa 350 metri lineari la
galleria ha sostanzialmente la stessa altitudine della linea ferrata in
esercizio (attorno ai 15 m.s.l.m.).
Essa si sviluppa su un’ampia
curva, seguendo il rilievo roccioso soprastante (del “Castello di Termini
Imerese”).
Le dimensioni (da verificare) risultano
di una larghezza di circa 4 metri ed una altezza massima di 6 metri.
Entrambi gli ingressi sono rifiniti in
conci di pietra calcarea, ma mentre nell’ingresso lato Palermo tali conci
proseguono per circa 12-15 metri, a rivestire tutta la volta della galleria,
dal lato Messina la sistemazione di tale primo tratto risulta costituito da un rivestimento
in mattoni pieni in terracotta.
Tutto il resto dello sviluppo della
galleria è ricavato dallo scavo nella roccia costituente il rilievo, di natura
calcarea.
Il pavimento della galleria
risulta privo sia degli elementi della linea ferrata (traverse e binari), sia
di qualunque tipo di massicciata, essendo macroscopicamente costituito da terra
fine compatta. A luoghi sono evidenti percolazioni d’acqua dalla volta, con
pozze di piccola dimensione e concrezioni sulle pareti».
Note:
(1) Geologo,
già funzionario presso il Comune di Termini Imerese (PA), appassionato di
storia militare e membro del “Comitato spontaneo per lo studio delle
fortificazioni militari”.
Bibliografia e sitografia:
Giulio Benussi, “Treni armati, treni ospedale
1915-1945”, Ermanno Albertelli Editore, Parma 1983.
Franco Rebagliati, “I
treni armati della R. Marina in Liguria (1940-1945)”, Alzani, Pinerolo, 2004.
Mario Pietrangeli, “Le ferrovie militarizzate, i treni
armati, i treni ospedale nella Prima e Seconda Guerra Mondiale (1915-1945)”,
Como CESTUDEC, 2012.
Virginio Trucco, “I treni armati”, Tecnica
Professionale N° 7 Luglio/Agosto 2013.
Giuseppe Longo, 2016,
“Gennaio 1916: entravano in azione i treni armati della Regia Marina”,
Cefalunews, 26 gennaio.
Giuseppe Longo,
2020, “La storia dei treni armati della Regia Marina”, Cefalunews, 28 luglio.
Giuseppe Longo, “Il
treno armato tra i due conflitti mondiali”, in “Pagine sul secondo conflitto
mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini Imerese”, Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici
(I.S.P.E.), Palermo, 2021.
Giuseppe Longo 2021,
“Prima Guerra Mondiale: “Le navi da guerra su rotaia. L’esordio in Adriatico”,
Cefalùnews, 27 novembre.
Lorenzo Bovi, Calogero Conigliaro, Giuseppe Todaro, “Treni
armati in Sicilia”. Ediz. Illustrata, Edizioni Ardite 2022.
Foto di copertina: Ingresso
della galleria dismessa - lato Messina.
Foto 2: Ingresso
della galleria dismessa scavata nella roccia calcarea (lato Palermo).
Foto 3: Ingresso
della galleria dismessa -lato Palermo.
Foto 4: Le
due gallerie parallele (da sinistra quella dismessa e l’altra in attività) con
ingresso lato Messina.
Giuseppe Longo
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