Cefalunews, 5 dicembre 2018
Le navi ospedale (1) comunemente chiamate anche navi bianche (dal colore bianco per cui esse venivano tinteggiate), durante la Seconda Guerra Mondiale svolsero il compito di soccorrere i naufraghi e assistere i feriti e gli ammalati, sia nei mari italiani sia nelle delicate missioni d’oltremare. Tuttavia, analoga mansione fu pure assolta dalle unità minori, le cosiddette navi ambulanza per il trasporto dei feriti, e dalle navi soccorso (2).
Queste ultime, ebbero l’incarico, durante le loro missioni di ritrovare i superstiti e i feriti a seguito degli scontri aerei o degli affondamenti, per poi trasferirli nelle vere e proprie navi ospedale. Munite di dispositivi di illuminazioni specifiche, le navi bianche erano riconoscibili altresì dalle vistose croci rosse (simbolo internazionale di neutralità), impresse nei fumaioli, e dalle strisce longitudinali di colore verde, interrotte da croci rosse dipinte nelle murate (3).
Gli stessi contrassegni erano applicati anche nelle scialuppe di salvataggio e nelle imbarcazioni a disposizione dell’unità. Malgrado queste peculiari insegne di riconoscimento, le navi bianche, che rammentiamo, erano sprovviste di armamento, furono oggetto di attacco indiscriminato con perdite anche pesanti.
Di varia grandezza, e di entrambe le tipologie, le navi ospedale sia esse motonavi o piroscafi, in origine, erano navi mercantili o passeggeri e appartenevano a compagnie di navigazione nazionali. In realtà, le navi, una volta requisite dalla Regia Marina, venivano riadattate alle nuove funzioni di ospedale galleggiante; e conservando il loro equipaggio, lo completavano con il personale medico e infermieristico, avvalendosi anche dell’ausilio delle crocerossine.
Il personale sanitario era posto sotto il comando di un colonnello medico, ossia il Direttore sanitario, il quale aveva anche le funzioni di Regio Commissario di bordo, quest’ultimo, affiancava il comandante dell’unità navale (un ufficiale della Marina mercantile militarizzato al pari dell’equipaggio). Integravano il personale di bordo anche alcuni specialisti della Regia Marina, ossia: segnalatori, meccanici e furieri. Ciò nonostante, anche le navi da crociera, fornirono il loro aiuto umanitario.
Infatti, i grandi transatlantici: “Vulcania”, “Saturnia”, “Duilio” e “Giulio Cesare” che noleggiati dalla Croce Rossa Internazionale, e in accordo con le forze alleate, vennero impiegati per trasportare in patria migliaia di profughi connazionali dall’A.O.I. dopo la caduta dell’Impero.
Queste grandi navi passeggeri, alcune di esse munite di sala operatoria, furono dotate dei contrassegni di neutralità come quelle esibite dalle navi ospedale. Per amore di precisione, è opportuno ricordare in questo contesto anche l’operato delle unità navali che effettuarono nei porti neutrali lo scambio dei prigionieri feriti, o gravemente malati. Tali navi, per essere riconoscibili, recavano impresse sulle murate la scritta PROTECTED (PROTETTA).
Le navi ospedale della Regia Marina italiana
furono inquadrate nel settore del Naviglio Ausiliario Autonomo, ed erano alle
dirette dipendenze dell’Alto Comando Marina, conosciuto anche col nome di
Supermarina, il quale dipendeva direttamente dal Comando Supremo delle forze
armate italiane.
Nel centesimo anniversario della sua nascita, voglio ricordare l’Infermiere della Regia Marina Giovanni Longo, mio padre, matricola 71106 classe 1918, decorato con la Croce al Merito di Guerra. Egli partecipò alle operazioni belliche 1940-43 per i periodi sotto indicati:
P/fo Sorrento dall’1/1/1941
al 23/7/1941
Marina Olbia dal
2/10/1941 al 30/1943
Maridifedepo La
Maddalena dal 15/4/1943 al 18/9/1943
Maridifedepo La Maddalena dal 19/9/1943 al 29/12/1943
Il marinaio Giovanni Longo, apparteneva al Corpo Reale Equipaggi Marittimi, fu arruolato in Marina svolgendo il ruolo di infermiere. Prestò servizio presso la Nave soccorso “Sorrento” e in località di Pola, presso l’Ospedale Militare Marina - Venezia. Golfo degli Aranci (Sardegna), con una Batteria Navale. Olbia, al Deposito della Maddalena, ove venne aggregato presso quella infermeria e successivamente inviato in congedo.
Nel
dopoguerra, essendosi arruolato nel Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza,
con il Brevetto n° 17547, rilasciatogli dal Ministero Difesa Marina Direzione
Generale del C.E.M.M. in data 14/9/1956, fu autorizzato a fregiarsi del
distintivo del periodo bellico 1940-1943 e ad apporre sul nastrino n. 3
stellette d’argento.
La motonave “Sorrento” insieme alle gemelle “Equa”, “Meta” ed “Epomeo”, appartenevano alla Società anonima Partenopea di Navigazione (SPAN). Nel corso della Seconda Guerra Mondiale le piccole motonavi furono tutte requisite dalla Regia Marina. La nave “Sorrento”, nel maggio 1943, fu trasformata e riadattata per svolgere interventi sanitari militari. Infatti, essa, divenne una nave soccorso e fu iscritta nel ruolo di naviglio ausiliario, con la sigla alfanumerica S7.
Il “Sorrento” fu impiegato per eseguire missioni, alla ricerca di naufraghi o piloti d’aerei abbattuti; e tecnicamente era pronta per salpare nel giro di mezz’ora per raggiungere la sua destinazione. Come per le navi ospedale anche le navi soccorso erano contrassegnati dai simboli stabiliti dalla Convenzione di Ginevra: scafo e sovrastrutture bianche, fascia verde interrotta da croci rosse sullo scafo e croci rosse sui fumaioli.
Con la
caduta dell’Impero italiano in Africa orientale, la nave venne dislocata a La
Maddalena e lì vi sostò fino all’armistizio dell’8 settembre; sino ad allora la
nave aveva effettuato complessivamente 25 missioni operative. La nave soccorso
Sorrento venne derequisita nel maggio 1945 e riconsegnata all’originaria
compagnia di navigazione.
Abbiamo chiesto allo storico navale Virginio Trucco
(4) di parlarci delle navi ospedale e della nave ausiliaria “Sorrento”,
operanti nei mari italiani e nel Nord Africa durante la Seconda Guerra
Mondiale.
Le navi
ospedale della Regia Marina
«Già nel XVII secolo, furono create utilizzando delle Galee in
disarmo delle infermerie per i marinai malati e per quelli che giungevano in
porto dopo lunghe navigazioni in quarantena, dette navi presero il nome di
Pulmonarie; nel 1798, la Victory, non più ritenuta idonea al combattimento fu
adibita alla cura dei prigionieri francesi feriti.
La prima nave ospedale della Regia Marina fu il piroscafo ad elica
Washington; la nave ex mercantile francese Helvetie da 1400 t costruita nel
1854, fu comprata dalla Regia Marina e nel 1866 per volere dell’ispettore del
corpo sanitario della Regia Marina Luigi Verde, fu trasformato in ospedale
natante con una capacità di 100 posti letto,il personale sanitario era composto
da cinque medici, un farmacista, un cappellano e venti infermieri. Il suo primo
impiego fu nei giorni 18, 19 e 20 luglio 1866 durante la Battaglia di Lissa.
L’unità fu sempre attiva nel soccorso in mare e nelle aree terrestri in
prossimità del mare, la nave fu radiata nel 1904.
La convenzione dell’Aja del 1907 definì il concetto di nave
ospedale, all’articolo 4 furono definite le caratteristiche necessarie per
considerare una nave “nave ospedale”. La nave doveva avere idonei segni di
riconoscimento e particolare illuminazione. Le navi ospedale operarono in
Eritrea alla fine del 800, durante il terremoto di Messina nel 1908 e la guerra
di Libia nel 1911.
Durante la Grande Guerra, le navi ospedale furono utilizzate per il salvataggio dell’esercito serbo, per il trasporto dei feriti dal fronte di Salonicco e alcune furono ormeggiate nel porto di Venezia, al fine di garantire assistenza ai feriti provenienti dal fronte.
Al fine di assistere i feriti della Brigata Marina a difesa del basso Piave, vennero modificati due vaporetti lagunari di Venezia, a prua furono sistemati una trentina di posti letto e a poppa una sala operatoria, inoltre vennero adibiti al trasporto feriti 3 motoscafi, trasformati in ambulanza, con 8 posti in barella per i feriti più gravi e sedili per quelli lievi o malati, i motoscafi si spingevano fino alle trincee sparse lungo i canali per raccoglierei feriti e portarli ai vaporetti ospedale.
Negli anni Trenta durante la guerra d’Etiopia, vennero istituite
delle navi Trasporto Infermi, questo espediente era usato al fine di permettere
alle navi di trasportare truppe e rifornimenti durante il viaggio d’andata e
feriti e malati durante quello di ritorno.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Regia Marina attrezzò 19
unità fra navi ospedale e navi soccorso, le seconde venivano utilizzate per la ricerca
dei naufraghi per poi trasferirli sulle navi ospedale, le unità operarono
soprattutto sulla rotta per il Nord Africa e il Mediterraneo Orientale,
nonostante le navi avessero i regolari contrassegni, le unità furono spesso
attaccate dagli Inglesi, nonostante l’Italia denunciasse gli attacchi alle
autorità di Ginevra gli attacchi alle nostre navi continuarono causando
l’affondamento di 12 unità.
Oggi la Marina Militare non dispone di navi ospedale, ma le navi
da Sbarco classe San Giorgio, le portaeromobili Cavour e Garibaldi dispongono
di sistemazioni sanitarie da utilizzare in guerra ma soprattutto in Pace».
Nave soccorso “Sorrento”
«La Nave Soccorso “Sorrento” fu ordinata dalla SPAN - Società
Partenopea Anonima di Navigazione, assieme a 3 unità gemelle ai cantieri Tosi
di Taranto, la Sorrento fu impostata nel 1928, varata nel 29 e consegnata nel
marzo del 1930. Le sue caratteristiche erano le seguenti:
lunghezzaf.t.39.37m; larghezza 6.83m; immersione 2.57m, stazzava
243 tsl, lo scafo era diviso da 7 paratie stagne; l’apparato motore era
costituito da due motori diesel da 600CV, che agivano su 2 eliche e conferivano
all’unità una velocità fra i 12 e 14 nodi, l’equipaggio dopo la trasformazione
era costituito da 50 uomini,compreso il personale sanitario.
Alla consegna la nave venne inscritta con la matricola 341 al Compartimento marittimo di Napoli e fu adibita al trasporto di passeggeri fra il Golfo di Napoli e le isole dell’arcipelago campano.
All’inizio della guerra fu l’unica delle 4 unità a non venire requisita dalla Regia Marina e continuò il suo normale servizio, nel gennaio del 1943 a causa dell’usura e perdita delle unità gemelle, la Regia Marina venne anch’essa requisita, fu inscritta nel registro delle unità ausiliarie della Regia Marina e ricevette la sigla S7 e come due delle gemelle fu classificata nave soccorso, cioè adibita al recupero di naufraghi o piloti abbattuti, per questo sempre pronta a muovere in 30 minuti.
Fu inviata a Taranto, dove vennero eseguiti i lavori per dotarla di una sala operatoria d’urgenza, ambulatori per la cura di traumi, ipotermia e ustioni, 10 posti letto per i ricoverati e le sistemazioni per il personale sanitario, fu inoltre dipinta con i colori prescritti dalla Convenzione di Ginevra: scafo e sovrastrutture bianche con fascia verde sull’opera morta intervallata da croci rosse presenti anche sul fumaiolo.
Terminati i lavori nel maggio del ‘43, vista la perdita dell’Africa Settentrionale, la nave fu dislocata alla Maddalena,dove sino al 9 settembre effettuò 25 missioni, alla proclamazione dell’armistizio la nave rimase inizialmente alla Maddalena, per trasferirsi poi a Taranto dove venne utilizzata in compiti vari fino alla fine della guerra, vista la necessità di ristabilire i collegamenti con le isole Campane, fu derequisita nel maggio del ‘45, sottoposta di nuovo a lavori a Taranto, riprese il servizio nel Golfo di Napoli nel giugno del ‘46.
Nel 1949 la nave fu sottoposta a un ciclo di grandi lavori e rientrò in servizio nello stesso anno. Fu sottoposta a un ulteriore turno di ristrutturazione e ammodernamento di lavori nel 1954, durante il quale furono sostituiti i vecchi motori con dei nuovi diesel Benz con una potenza di 890CV, dopo i lavori la stazza della nave risultò di 308.44tsl, i nuovi motori gli permisero di raggiungere una velocità superiore ai 13 nodi, al termine dei lavori la nave fu ribattezzata “Città di Sorrento”.
Nel 1975 passò di proprietà della CAREMAR
(Campania Regionale Marittima) e dopo pochi anni nel 1979 fu radiata e venduta
per la demolizione».
(1) Navi ospedale 1940-1945: “Aquileia”,
“Arno”, “California”, “Città di Trapani”, “Gradisca”, “Po”, “Principessa
Giovanna”, “Ramb IV”, “Sicilia”, “Tevere”,“Toscana”, “Virgilio”.
(2) Navi socorso 1940-1945: “Capri”,
“Epomeo”, “Giuseppe Orlando”, “Laurana”, “Meta”, “San Giusto”, “Sorrento”.
(3) Convenzione per l’adeguamento alla guerra marittima dei principi
della convenzione di Ginevra del 22 agosto 1864, art. 5.
(4) Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato
l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di
Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979,frequenta il
corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno,
prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Dal 1981 è dipendente di
Trenitalia S.p.A. Lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione
Culturale BETASOM (www.betasom.it).
Bibliografia:
Aula Busi dell’Istituto di Radiologia del Policlinico
Umberto I di Roma - 14 maggio 2018. Dal Convegno “Attività sanitarie a bordo di
navi passeggeri” organizzato dal Prof. Mauro Salducci.
Enrico Cernuschi, Maurizio Brescia, Erminio
Bagnasco, “Le navi ospedale italiane 1935-1945”, Albertelli Edizioni, Parma,
2010.
Francesco Ogliari, Lamberto Radogna, Achielle
Rastelli, Alessandro Zenoni “Dallo smoking alla divisa: la marina mercantile
italiana dal 1932 al 1945”. Cavallotti Editori, 1984.
Francesco Pancrazio “Attraverso oceani per una
missione umanitaria” - appunti di un medico, Nerbini, 1943.
Foto di copertina: Il marinaio Giovanni Longo, del Corpo Reale Equipaggi Marittimi.
Foto a corredo dell’articolo: La Sorrento in servizio come nave soccorso. Da https://www.naviearmatori.net/ita/index.html.
Giuseppe Longo