domenica 16 giugno 2024

Un attacco aereo italiano contro imbarcazioni Alleate nella rada di Termini Imerese nel 1943

Cefalunews, 31 dicembre 2013

Un altro fatto di guerra finora sconosciuto ci giunge attraverso un’altra testimonianza. L’episodio ebbe luogo nella rada di Termini Imerese il 7 settembre 1943. 

Nella vicenda furono coinvolti una nave da sbarco Alleata e un trimotore della Regia Aeronautica. Ecco cosa ci racconta il Dott. Geol. Donaldo Di Cristofalo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Termini Imerese.

«Il 7 settembre 1943, il giorno prima dell’armistizio, gli Alleati si stanno preparando per lo sbarco di Salerno (9 settembre - 1° ottobre 1943 - Operazione “Avalanche”). Una parte della flotta si prepara nel golfo e nel porto di Termini Imerese. 

All’ancora fuori dal porto vi è, tra le altre navi, la HM LST 417, una nave da sbarco statunitense di 100 mt e 4.000 tonnellate, varata 10 mesi prima e subito trasferita alla Royal Navy. Si tratta di un’unità moderna, con 111 uomini di equipaggio, che imbarca oltre 160 truppe da sbarco con carri armati, veicoli, artiglieria e materiali vari, fino ad oltre 1.900 tonnellate di carico utile. 

Alle 21,25, nel corso di una difficilissima azione notturna, viene silurata da un S.79 Sparviero della 278^ (o 281^) Squadriglia del 132° Gruppo Autonomo Aerosiluranti della Regia Aeronautica, pilotato dal Tenente Vasco Pagliarusco, decollato dall’aeroporto di Littoria (oggi Latina), a sud di Roma. Il siluro colpisce il timone sinistro, strappando anche 8 metri della struttura di poppa. 

L’immediata chiusura degli sportelli dei compartimenti limitrofi a quelli danneggiati salva la nave dal sicuro affondamento. Si contano morti e feriti, che vengono trasferiti su una più piccola nave da sbarco, la HM LCI(L) 288, mentre altre due imbarcazioni, le LCT 125 e 2306 prendono a rimorchio la nave immobilizzata e la avvicinano alla spiaggia. 

L’indomani è possibile trasferirla all’interno del porto, dove viene scaricata. Sarà successivamente riparata e rientrerà in servizio. 

E’ un episodio secondario del conflitto e delle vicende in corso (armistizio, attacco al continente europeo). 

Gli stessi aerosiluranti, dopo l’armistizio, si divideranno tra cobelligeranti e repubblichini, mantenendo intatta la loro fama di audaci combattenti. Ma rimane un esempio di quei pochi che non vennero meno al loro dovere, anche in circostanze del tutto sfavorevoli, con un disequilibrio di forze e mezzi francamente imbarazzante. 

L’attacco ad un convoglio sia pur alla fonda, fortemente difeso da palloni frenati ed antiaerea, di notte, con un velivolo (l’S.79) valido ma non più all’altezza del compito, lento, vulnerabile, del tutto privo di ausili alla navigazione, rivela un ardimento diametralmente opposto rispetto all’opinione che gli storici riserveranno all’atteggiamento  dell’apparato militare italiano nel corso del conflitto»

Foto di copertina: Manovre nel porto di Termini Imerese, effettuate il giorno 13 settembre 1943, a sostegno degli sbarchi a Salerno. Le truppe americane si preparano per rafforzare la 5ª Armata sulla terraferma italiana.

Foto a corredo dell'articolo: Manovre nel porto di Termini Imerese effettuate il giorno 13 settembre 1943 a sostegno degli sbarchi a Salerno.

Si ringraziano: il Dott. Geol. Donaldo Di Cristofalo e l’Ufficio Tecnico del Comune di Termini Imerese. E il Colonnello Mario Piraino (Direttore della Biblioteca di Presidio del Comando Regione Militare Sud) per il materiale iconografico.

Giuseppe Longo

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venerdì 7 giugno 2024

100 anni fa nasceva la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.)

Cefalunews, 14 marzo 2023

Il 12 gennaio di cento anni fa, il Gran Consiglio del Fascismo, nella sua prima seduta costitutiva, deliberava la creazione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.). Questo storico incontro si tenne a Roma, nell’appartamento privato di Benito Mussolini (1883-1945) al Grand Hotel di via delle Terme.

In realtà, nella notte di quel lontanissimo venerdì, fu approvata la relazione del Generale Emilio De Bono (1866-1944), uno dei quadrumviri (1) della marcia su Roma, a cui era stato affidato l'incarico di studiare le procedure per la costituzione della M.V.S.N.

Lo scopo di questa istituzione fu di trasformare le “Squadre d'azione”, la “Associazione Nazionalista Italiana”, i “Sempre Pronti per la Patria e per il Re” (Camicie azzurre), e tutte le altre organizzazioni paramilitari, in un vero e proprio corpo.

Infatti, scrisse il Generale Vittorio Vernè (1883-1937) […] la creazione della Milizia può considerarsi come la conservazione, cioè di quello spirito di disciplina, di sacrificio e di abnegazione che per quattro anni animò i combattenti di tutte le trincee dallo Stelvio al mare […].

Tuttavia, i vertici della gerarchia avevano già predisposto uno specifico progetto di legge per l’istituzione di questa forza di gendarmeria a ordinamento militare. Tale proposta fu approvata dal Consiglio dei Ministri il 28 dicembre 1922. L’anno successivo (come sopraccitato), il massimo organo del Partito Nazionale Fascista deliberò e sancì in quella sede romana, la creazione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. La deliberazione del Gran Consiglio del Fascismo emessa nella notte del 12 gennaio 1923, fu il primo atto ufficiale relativo alla fondazione della M.V.S.N.

Il provvedimento assunse forza di legge il 14 gennaio 1923 a seguito dell’emanazione del Regio Decreto n.31 del 14 gennaio 1923. Pertanto, il re Vittorio Emanuele III decretava la nascita della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale: un corpo di polizia civile, a ordinamento militare, dell'Italia fascista.

La legge, ai sensi dell’articolo 10 (2), entrò in vigore il 1° febbraio 1923.  Il Regio Decreto fu convertito in legge (Regio decreto-legge) con l’atto del 17 aprile 1925 n. 473. Così, nacque ufficialmente la M.V.S.N. quale “Guardia Armata della Rivoluzione”. Con tale decreto si fissarono i caratteri della nuova istituzione e si posero le basi del suo ordinamento.

La Milizia era formata da 14 Comandi di Zona, 33 legioni Territoriali, Coorti e Distaccamenti autonomi. La disposizione fu ordinata sulla falsariga dell’antico esercito romano, ossia con un inquadramento ternario: tre squadre formavano un manipolo; tre manipoli una centuria; tre centurie una corte e tre coorti una legione. Numerose divisioni del Regio Esercito inclusero nel loro organico una legione della M.V.S.N.

Sin dalla sua costituzione la milizia fu posta alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Poi, col Regio Decreto n. 1292 del 4 agosto 1924 divenne una forza armata dello Stato e, di conseguenza, dipese dal Ministero della Guerra, circa l’ordinamento, l’addestramento, la mobilitazione e l’impiego in caso di guerra.

Il primo comandante di questo organismo militare fu il quadrumviro Emilio De Bono (1866-1944), Generale dell’Esercito. Mentre, il primo Capo di stato maggiore di detta formazione, fu il Luogotenente generale Francesco Sacco (1877-1958).

Nel 1943, durante l’invasione Alleata della Sicilia (Operazione Husky, 10 luglio-17 agosto), di cui quest’anno ricorre l’Ottantesimo anniversario dello sbarco, strenua fu la resistenza delle forze dell’Asse. Nella Divisione italiana fu presente anche la Milizia: la 22a Legione DICAT; la 6a, 7a e l’8a Legione MILMART; la 95a Legione CC.NN. d’assalto (per la sorveglianza dello Stretto di Messina) e le divisioni di difesa costiera e le centurie CC.NN. (per la difesa costiera dell’Isola).

Con il Regio Decreto Legge del 6 dicembre 1943, N. 16/B (3), emanato dal Governo Badoglio, si decretava lo Scioglimento della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e delle Milizie speciali: confinaria, controaerea (MACA), e marittima (MILMART).

Pertanto, dopo l’emanazione del RDL del primo Governo Badoglio (25 luglio 1943 – 17 aprile 1944), maggior parte dei militi della disciolta M.V.S.N. aderì alla Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.), conosciuta anche come Repubblica di Salò, dove fu assorbita dalla Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) e dall’esercito della R.S.I.

Note:

(1) Il 28 ottobre 1922 un quadrumvirato fascista ebbe il compito di guidare la Marcia su Roma. I quadrumviri in questione, furono i gerarchi: Italo Balbo, Michele Bianchi, Emilio De Bono e Cesare Maria De Vecchi.

(2)

Regio Decreto n. 31 del 14 gennaio 1923. Col quale è istituita una milizia volontaria per la sicurezza nazionale

(GURI n.16, 20 gennaio 1923)

VITTORIO EMANUELE III

per grazia di Dio e per volontà della Nazione

RE D'ITALIA

Ritenuta la necessità di creare una milizia volontaria per la sicurezza nazionale;

Sentito il Consiglio dei Ministri;

Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, segretario di Stato per gli affari dell'interno, di concerto con i Ministri segretari di Stato per la guerra, per le finanze, per la giustizia e gli affari di culto e per la marina;

Abbiamo decretato e decretiamo:

Art. 1

È istituita una milizia volontaria per la sicurezza nazionale.

Art. 2

La Milizia Volontaria per la sicurezza nazionale è al servizio di Dio e della Patria italiana, ed è agli ordini del Capo del Governo.

Provvede, in concorso coi corpi armati per la pubblica sicurezza e con il R. esercito, a mantenere all'interno l'ordine pubblico; prepara e conserva inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell'Italia nel mondo.

Art. 3

Il reclutamento è volontario, e viene compiuto fra gli appartenenti alla milizia fascista fra i 17 e i 50 anni che ne facciano domanda e che, a giudizio del Presidente del Consiglio dei ministri o delle autorità gerarchiche da lui delegate, ne possiedano i requisiti di capacità e moralità.

Art. 4

Le norme organiche e disciplinari per la costituzione e il funzionamento della milizia saranno stabilite da appositi regolamenti da redigersi, in armonia con le leggi vigenti, dal Presidente del Consiglio o dalle autorità da lui delegate.

Art. 5

La nomina degli ufficiali e le loro promozioni vengono compiute con Nostro decreto, su proposta dei Ministri per l'interno e per la guerra.

Art. 6

La milizia per la sicurezza nazionale presta servizio gratuito. Quando presta servizio fuori dal Comune di residenza dei reparti viene mantenuta a spese dello Stato.

Art. 7

In caso di mobilitazione generale o di richiamo parziale dell'esercito e della marina, la milizia fascista viene assorbita dall'esercito e dalla marina in armi, a seconda degli obblighi e dei gradi militari dei singoli componenti.

Art. 8

Le spese per la istituzione e il funzionamento della milizia per la sicurezza nazionale sono a carico del bilancio del Ministero dell'interno.

Art. 9

Dall'entrata in vigore del presente decreto tutte le altre formazioni a carattere o inquadramento militare di qualsiasi partito non sono permesse. I contravventori cadranno sotto le sanzioni della Legge.

Art. 10

Il presente decreto sarà presentato al Parlamento per la conversione in legge, e andrà in vigore il giorno 1° febbraio 1923.

Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Roma, addì 14 gennaio 1923

VITTORIO EMANUELE

(3) «La milizia volontaria per la sicurezza nazionale, istituita con R. decreto 14 gennaio 1923 n. 31, e ripartita successivamente con altre disposizioni in milizia legionaria e sue specialità (confinaria, contraerea «M.A.C.A.», marittima «Milmart») è sciolta. Non sono permesse formazioni a carattere e inquadramento militare di qualsiasi partito». Scioglimento della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e delle Milizie speciali, pubblicato Sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia P.M. 151 Mercoledì 8 dicembre 1943, Serie speciale Anno 84° numero 4/B. 

Bibliografia e sitografia

Vittorio Vernè, La milizia volontaria per la sicurezza nazionale, La Poligrafica nazionale, 1925

Guido Rosignoli – MVSN. Storia, organizzazione, uniformi e distintivi. Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1995.

Pierluigi Romeo Di Colloredo Mels – Camicia nera! Storia militare della milizia volontaria per la sicurezza nazionale dalle origini al 25 luglio. Vignate (MI), Soldiershop, 2018.

Giuseppe Longo – Palermo, Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini Imerese, “La postazione militare del Belvedere di Termini Imerese”, IstitutoSicilianoStudiPoliticiedEconomici (I.S.P.E.) 2021.

Giuseppe Longo 2021, Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Milizia Artiglieria Controaerei, Cefalunews, 30 marzo.

Giuseppe Longo 2021, Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Milizia artiglieria marittima, Cefalunews, 8 aprile.

Giuseppe Longo 2021, Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Le Coorti territoriali, Cefalunews, 13 aprile.

Giuseppe Longo 2021, G. Longo 2021 – La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.), sintesi storica, Cefalunews, 1 maggio.

Giuseppe Longo 2021, La locomotiva 626 e i militi della ferroviaria nelle cartoline illustrate a cura della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, Cefalunews, 20 maggio.

Giuseppe Longo 2021, L’Africa Orientale Italiana e la Milizia Coloniale, Cefalunews, 21 giugno.

Carlo Rastrelli, M.V.S.N. La storia e le uniformi dell'esercito in camicia nera. Vol. I,  Soldiershop, 2022. 

Foto a corredo dell’articolo: Anni Trenta del XX sec. Tre Ufficiali: dalla sinistra, Ufficiale del Regio Esercito, e due Ufficiali della M.V.S.N.

Foto per gentile concessione di Giuseppe Nasta.

Si ringrazia il Ricercatore Storico Militare Michele Nigro e Giuseppe Nasta.

Giuseppe Longo

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Seconda Guerra Mondiale. La caduta di Pantelleria - Operazione Corkscrew

Cefalunews, 11 giugno 2023

L’11 giugno di 80 anni fa capitolava Pantelleria, definita dalla stampa di regime la “Gibilterra italiana”. Infatti, dopo un’incessante offensiva aerea anglo-americana (18 e 30 maggio 1943), furono decisivi per la resa della guarnigione i cannoneggiamenti navali britannici compiuti dall’1 all’’11 giugno. Tuttavia, già nella notte tra il 10 e l’11 maggio, l’isola, distante circa 150 miglia a nord-ovest da Malta, era stata posta sotto stretta sorveglianza da parte di alcune motosiluranti della Royal Navy, per impedire i rifornimenti provenienti dal territorio metropolitano. Sin dall’ottobre del 1940 gli inglesi avevano dimostrato un certo interesse verso questo primo lembo di terra italiana, situata nel Mediterraneo centro-occidentale.

In realtà, era stata pianificata un’invasione, definita con il nome in codice “Operazione Workshop”. Subito tralasciata per dare spazio a un primo progetto di occupazione della Sicilia, definito piano “Influx”. Anch’esso abbandonato l’anno successivo, su decisione dei Capi dello Stato maggiore unificato, poiché giunse nell’isola un’unità aerea tedesca particolarmente addestrata per la guerra sul mare, il X Fliegerkorps. Un altro decisivo passo dei britannici verso uno sbarco in Sicilia fu il progetto “Whipcord”. Quest’ulteriore tentativo fu interrotto nell’ottobre del 1941 per la grande offensiva della British Army in Africa settentrionale, denominata “Operazione Crusader”, lanciata nel novembre dello stesso anno, per liberare Tobruk dall’assedio delle truppe italo-tedesche.

Il 20 gennaio 1943 a Casablanca, in Marocco, nella conferenza segreta, chiamata “Operazione Symbol”, s’intrapresero importanti colloqui decisionali: tra questi, anche la programmazione dell’invasione della Sicilia al termine della guerra in Africa settentrionale. Difatti, dopo la guerra nel deserto (10 giugno 1940 - 13 maggio 1943), l’attenzione degli alleati si diresse verso la maggiore isola del Mediterraneo, che costituiva la testa di ponte: il primo tassello della vittoria verso il territorio europeo, ma, non prima di aver conquistato Pantelleria e le isole Pelagie, mediante l’Operazione Corkscrew.

Il Presidio di Pantelleria, posto sotto il comando dall’ammiraglio Gino Pavesi, dipendeva da “Supermarina” (tramite il Comando Militare Marittimo Autonomo della Sicilia), e fu sede di un importante e strategico aeroporto militare. Inoltre, la piccola isola, situata nel mezzo del Canale di Sicilia, e geologicamente costituita da irti e scoscese rocce, era munita di hangar in caverna, depositi sotterranei di carburante e munizioni, serbatoi d’acqua potabile, pozzi e viveri di vario genere che rendeva la piazzaforte inespugnabile.

Ciò nonostante […] L’isola era completamente dipendente dai rifornimenti via mare e alla data del 25 maggio 1943 l’autosufficienza viveri per la popolazione e le Forze Armate era calcolata in trenta giorni, mentre al momento della resa (11 giugno) essa era di 14-15 giorni […]. Cfr. Alberto Santoni, “Le operazioni in Sicilia e in Calabria (luglio-settembre 1943)”.

La forza militare era formata di circa 11.000 soldati, distribuiti in: un Comando di Milizia Marittima (MILMART), un reparto del R.E. sotto la dipendenza del Generale di Brigata Achille Maffei, e da un reparto di militari tedeschi. Il comando dell’aeroporto di “Margana” era stato affidato al Tenente Colonnello Giovanni Battista Raverdino. Dopo i bombardamenti avvenuti tra il 6 e il 10 giugno 1943, l’avamposto si arrese allo sbarco della 1^ Divisione britannica, comandata dal Major General Walter Clutterbuck. Un mese più tardi, nella notte tra il 9 e il 10 luglio, con l’Operazione Husky (10 luglio -17 agosto 1943), si concretizzava lo sbarco in Sicilia: la manovra aeronavale, in quel momento, considerata la più imponente e complessa della Seconda Guerra Mondiale.

Prima di passare la parola al Dott. Geol. Donaldo Di Cristofalo (1), circa l’operazione Corkscrew, mi piace riportare uno stralcio del Professor Alberto Santoni, nel suo “Le operazioni in Sicilia e in Calabria, estratto dal Cap. V “La caduta di Pantelleria e di Lampedusa e la fase preparatoria di Husky”.

[…] L’unico esempio nella storia di un’isola fortificata arresasi al solo potere aereo nemico fu quello fornito da Pantelleria che, come abbiamo accennato, dipendeva dallo stato Maggiore della R. Marina, al pari delle più meridionali isole Pelagie di Lampedusa, Linosa e Lampione […]. 

«Posizionata quasi al centro del braccio di mare che separa Capo Bon in Tunisia dall'estremità ovest della Sicilia, l'isola di Pantelleria appare come un guardia in grado di controllare perfettamente il traffico navale tra il Mediterraneo occidentale e quello orientale.

Eppure quei 100 chilometri tra Pantelleria e la Sicilia furono sufficienti agli Inglesi, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, per rifornire Malta e con essa dominare di fatto il Mare Nostrum.

Esattamente 80 anni fa, l'11 giugno 1943, Pantelleria si arrendeva agli Alleati, determinando la prima perdita di suolo nazionale di tutte le forze dell'Asse dall'inizio della guerra.

Assieme alla incapacità di impadronirsi di Malta, vera spina nel fianco dell'Italia fascista, specie in relazione alle operazioni in Nord Africa, il non avere fatto di Pantelleria quella portaerei inaffondabile che avrebbe potuto costituire un elemento chiave nel Mediterraneo, costituisce uno di quegli argomenti che ancora oggi animano il dibattito storico-militare.

Se sono ormai condivisi dai più i motivi di carattere economico, industriale e politico che hanno condotto l'Italia alla sconfitta, prima di Germania e Giappone, gli aspetti più propriamente strategico-militare e dottrinario faticano a trovare risposte rispetto a quello che si fece, o meglio, non si fece.

Sia i Giapponesi che gli Americani, nel vasto teatro del Pacifico, dimostrarono come il ruolo di capital ship fosse ormai passato, in maniera drammatica e definitiva, dalle corazzate alle portaerei, e ci si riferisce a tutte le battaglie che si succedettero da Pearl Harbour fino alla baia di Tokyo, laddove o vi furono scontri diretti tra gruppi di portaerei (Mar dei Coralli, Midway, Isole di S.Cruz, Filippine, Golfo di Leyte) o queste, da parte americana, giocarono un ruolo fondamentale per la conquista delle isole del Pacifico che, con le loro guarnigioni nipponiche, costituivano un arco di difesa esterno del Giappone (da Guadalcanal, alle Salomone, alle Marianne).

Pur non dimenticando l'enorme sproporzione nella capacità industriale tra gli Stati Uniti e gli altri contendenti, la dottrina applicata d entrambi i contendenti fu quella dell'utilizzo degli aerei imbarcati contro obiettivi navali e di supporto alle forze di terra (appoggio aereo ravvicinato).

Ma già i Giapponesi, con l'affondamento della corazzata HMS Prince of Wales e dell'incrociatore da battaglia HMS Repulse, avvenuto in data 10 dicembre 1941 nello Stretto di Malacca, ad opera di aerei da bombardamento e siluranti della Marina nipponica, avevano anticipato questo fondamentale cambiamento della guerra per mare.

Sia i vertici politici che quelli militari dell'Italia fascista non colsero tale cambiamento, peraltro già dolorosamente annunciato dalla Notte di Taranto (12.11.1941).

L'aeroporto di Pantelleria rimase sempre sotto utilizzato, quando una dotazione sostanziosa di bombardieri in picchiata Ju 87 e di bombardieri/siluranti S.M. 79, con una adeguata scorta di caccia, e con una accentuata artiglieria antiaerea stratificata, avrebbe fatto di quest'isola una seria minaccia nei confronti di qualunque flotta avversaria che si fosse avventurata in quella strategica porzione del Mediterraneo.

Gli aerei utilizzati dai Giapponesi (G3M Nell, G4M Betty, D3A Val, B5N Kate) e dagli Americani (TBD Devastator, SBN Dauntles, ma anche i successivi TBF Avenger e SB2C Helldiver), non avevano caratteristiche superiori rispetto ai citati aerei tedeschi ed italiani. Operavano invece con tattiche molto avanzate di saturazione, erano disponibili in gran numero (almeno fin quando l'aviazione di marina nipponica non venne sostanzialmente distrutta dall'US Navy) e con equipaggi ben addestrati e motivati.

Nei fatti, quando l'Ammiraglio Pavesi consegnò l'isola agli Inglesi, coi suoi 11.400 uomini ed equipaggiamenti, era ormai troppo tardi. Lo scacchiere del Nord Africa era compromesso, gli Alleati, a gennaio, a Casablanca, avevano tracciato le sorti della guerra nel teatro del Mediterraneo, con l'attacco all'Italia, prima nazione dell'Asse da portare alla resa incondizionata. Il controllo delle acque e del cielo da parte degli Alleati era incontrastato, e quindi una difesa ad oltranza di Pantelleria avrebbe significato solo inutili perdite umane, senza spostare di un solo giorno la caduta di Mussolini». 

Note:

(1) Geologo, già funzionario presso il Comune di Termini Imerese (PA), appassionato di storia militare e membro del “Comitato spontaneo per lo studio delle fortificazioni militari”. 

Bibliografia e sitografia:

Alberto Santoni, Le operazioni in Sicilia e in Calabria (luglio-settembre 1943). USSME, Roma, 1989.

Giuseppe Longo 2017,  Seconda Guerra Mondiale: Operazione di Mezzo Giugno - Battaglia di Pantelleria - Cefalunews, 14 giugno.

Francesco Mattesini, L’attività aerea italo - tedesca nel Mediterraneo - Il contributo del X Fliegerkorps, gennaio-maggio 1941, Ufficio Storico Stato Maggiore Aeronautica, 2003.

Alberto Da Zara, Pelle d’Ammiraglio, Ufficio Storico Marina Militare, 2015

Giuseppe Longo Le postazioni militari costiere siciliane nel quadro delle operazioni belliche del secondo conflitto mondiale, in Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini Imerese, Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici (I.S.P.E.) 2021, seconda edizione.

Giuseppe Longo 2023, Seconda Guerra Mondiale: la Conferenza di Casablanca (1943-2023), Cefalunews, 12 maggio.

www.marina.difesa.it 

Foto a corredo dell’articolo: Isola di Pantelleria, da “Pantelleria Archivio Storico”. 

Giuseppe Longo

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Termini imerese nell’ anteguerra - Foto amarcord

Cefalunews, 23 giugno 2023

Un’altra interessante immagine di Termini Imerese in bianco e nero, risalente al XX sec. ci viene segnalata questa volta da Alessandro Schifano. Per noi che ci occupiamo di storia militare, ci è parsa davvero coinvolgente. 

La foto che vi presentiamo non mostra una specifica didascalia o particolari comunicazioni a tergo; quindi, non c’è nessun riferimento che possa ricondurci al riconoscimento dei soggetti in posa. Inoltre, l’ordinaria qualità dello scatto non ci aiuta a contraddistinguere, anche attraverso i caratteristici dettagli dell’uniforme (mostrina, fregio, distintivo), l’appartenenza all’Arma, o al Corpo, oppure alla Specialità dei due soldati. 

Si può soltanto ipotizzare (e lo facciamo grazie alla consulenza di Diego Bosi, studioso di uniformologia), che il militare posto a sinistra del ritratto fotografico di tre quarti, appartenga a un Genio divisionale mentre l’altro commilitone, a un reparto di Fanteria.

Sempre nella foto ricordo, in secondo piano, si coglie un particolare, già a noi noto: un edificio che si staglia dal piano del belvedere (1), a tutt'oggi, oggetto di peculiare studio e considerazione. Il resto degli elementi immortalati ci vengono descritti gentilmente da Donaldo Di Cristofalo del “Comitato spontaneo per lo studio delle fortificazioni militari”.

«La foto è databile a cavallo tra gli anni ‘30 e ‘40 del secolo scorso, ovviamente prima del luglio 1943 (in ogni caso, visto l'abbigliamento del civile, è documentata una splendida giornata di sole invernale). Dietro le tre figure il noto skykline termitano, con la Matrice, il cine-teatro Eden e la Rocca del Castello com'era allora, con evidenti ruderi, Sul Belvedere l'edificio di cui non è ancora oggi nota con certezza la natura e l'utilizzo in quegli anni (caserma). Il muro di cinta del Crisone presenta l'originale ingresso, su cui spiccano due pilastri sormontati da elementi decorativi. Sulla destra la silouette del Torracchio». 

Note:

(1) Cfr. G. Longo, La postazione militare del Belvedere di Termini Imerese, MadonieLive, 2012. 

Bibliografia e sitografia:

Giuseppe Longo 2012, La postazione militare del Belvedere, MadonieLive, 10 agosto, in Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini Imerese, Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici (I.S.P.E.) 2021, seconda edizione.

Giuseppe Longo 2012, Una postazione contraerea in cima al Castello di Termini Imerese, MadonieLive, 18 agosto, in Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini Imerese, Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici (I.S.P.E.) 2021, seconda edizione.

Giuseppe Longo 2022, Una postazione militare sul Castello di Termini Imerese durante la Seconda Guerra Mondiale, Cefalunews, 8 gennaio. 

Giuseppe Longo

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Seconda Guerra Mondiale. Operazione Husky - Ottanta anni fa lo sbarco degli Alleati in Sicilia

Cefalunews, 9 luglio 2023

Nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1943, iniziava in Sicilia una delle manovre più imponenti e articolate della Seconda Guerra mondiale, l’Operazione Husky. 

Il piano d’attacco fu elaborato da un gruppo strategico denominato “Forza 141”, dopo la Conferenza di Casablanca. Lo sbarco alleato era previsto nella parte sud-orientale e sud-occidentale dell’isola. Le due offensive furono denominate in codice, rispettivamente, EST TASK FORCE e WEST TASK FORCE. “Husky”, a detta degli storici, rappresentò nella prima fase dell’intervento, sia per l’estensione del fronte e sia per il numero dei militari impegnati, come la più grande operazione anfibia rispetto all’arcinota “Operazione Overlord”. 

Le truppe anglo-americane intrapresero dalla Sicilia quella che poi risultò essere, la più lunga e difficile Campagna d’Italia. Inoltre, l’invasione dell’isola, la più grande del Mediterraneo, fu il banco di prova per i successivi attacchi anfibi, ossia: l’Operazione Avalanche, l’Operazione Shingle e l’Operazione Neptune. 

A difesa del territorio metropolitano c’era la VI Armata al comando del Generale Alfredo Guzzoni, con due Corpi d’Armata: il XVI, con giurisdizione nella parte orientale dell’isola, e il XII su quella occidentale. 

A fianco degli italiani ci fu il XIV Corpo d’Armata germanico al comando del Generale Hans-Valentin Hube, con due divisioni: la XV e la “Hermann Göring”, cui si aggiunse durante la battaglia, come rinforzo, la 1a paracadutisti e la 29a granatieri corazzati, quest’ultima, non schierata integralmente. Nonostante la soverchiante potenza di fuoco del nemico (sia terrestre e sia aeronavale), i difensori riuscirono a tenere testa agli aggressori, resistendo per ben 38 giorni. 

Questa tenace opposizione portò evidentemente a sfatare le previsioni degli alleati che avevano calcolato di conquistare il territorio in soli due settimane. Tuttavia, la dimostrazione delle condizioni di estrema difficoltà che ebbero gli eserciti italo-tedeschi, fu sorretta dal fatto che le forze anglo-americane potevano essere sostenute e rafforzate pressoché senza limitazioni, mentre le forze dell’Asse rimasero in sostanza isolate.

Abbiamo chiesto a Donaldo Di Cristofalo (1) di parlarci e darci un suo giudizio sull’Operazione Husky, un intervento anfibio complesso, che fece seguito, circa un anno dopo (forti delle esperienze passate), all’Operazione Dragoon, ovvero lo sbarco alleato sulle coste della Francia meridionale. 

«Il 9 luglio ricorrono gli 80 anni dallo sbarco delle forze Alleate nella cuspide sudorientale della Sicilia, primo passo della liberazione del continente europeo dalla tirannide nazi-fascista. Questo tondo anniversario ha visto un fiorire di iniziative, articoli e pubblicazioni che ricordano l'evento, con abbondanza di analisi storiche, politiche e militari. Sarebbe pertanto ridondante ripetere qui la narrazione di quello che fu un episodio di prima grandezza nelle vicende belliche di quel conflitto.

Esso, al di là di ogni altro esito, raggiunse il dichiarato scopo di abbattere Mussolini e far uscire dalla contesa la prima delle tre nazioni costituenti l'Asse, certamente la più debole. Sul piano prettamente strategico, i tedeschi, dopo aver con bravura traghettato a Messina gran parte delle truppe rimaste, riuscirono ad attuare una difesa strenua della penisola italiana, fatta di successive linee correnti dal Tirreno all'Adriatico, sfruttando abilmente la morfologia del territorio, talmente efficaci da trascinare la campagna d'Italia fino al 1° maggio 1945, appena una settimana prima della resa della Germania. Ma d'altra parte questa campagna costrinse gli stessi tedeschi ad impegnare divisioni, aeroplani ed armamenti in notevole misura, distogliendoli dagli altri due fronti,

quello apertosi con lo sbarco in Normandia e quello orientale, di fronte all'Armata Rossa. Anche questo aspetto non fu casuale ma puntualmente e fortemente richiesto da Stalin nelle varie Conferenze.

La campagna di Sicilia, Operazione Husky per gli Alleati, durò 38 giorni, un termine piuttosto lusinghiero per gli Anglo-Americani in considerazione delle forze contrapposte, sicuramente migliore di altri sbarchi similari (Salerno, Anzio) in relazione agli obiettivi. Ciò, più che a merito delle truppe attaccanti (Americani da un lato e Anglo-Canadesi dall'altro operarono in maniera poco coordinata), va ascritto alla sproporzione tra i contendenti, sia in termini di consistenza dei reparti (le divisioni costiere italiane erano di pura facciata), sia in termini di dominio aereo (già fondamentale in quegli anni), ma forse soprattutto per quanto riguarda la logistica, con una supplychain alleata in grado di supportare sotto ogni aspetto lo sforzo dei reparti in linea. In questo va

riconosciuto agli Americani e in minor misura ai Britannici di avere progettato per tempo e realizzato per quando serviva una completa panoplia di attrezzature, mezzi terrestri e navali, reparti e risorse tali da mettere a disposizione dei combattenti dalle munizioni, ai ricambi, ai carburanti, agli alimenti (il G.I. godeva delle migliori e più caloriche razioni di tutti gli eserciti del mondo), financo agli spettacoli di allietamento.

Ecco, più di ogni altra analisi, varrebbe guardare con attenzione alle retrovie degli Alleati, ai loro mezzi da sbarco, alle loro officine mobili, ai loro reparti in grado di riparare e rimettere in funzione aeroporti, porti, strade, ferrovie e linee elettriche, al loro articolato e funzionale sistema di raccolta e cura dei feriti.

Tutto questo, paragonato alla povertà delle dotazioni italiane, ma anche alle pur notevolmente migliori tedesche, tutto questo è già sufficiente per ragionare sulla velleitarietà della follia hitleriana e su quella, maggiore, mussoliniana.

L'importanza della logistica trovò infine la sua massima espressione nel corso dell'Operazione Overlord, nell'ambito della quale quella denominata Neptune diede luogo allo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944. La catena logistica alleata, in quel fronte, ebbe un ruolo preminente per consentire l'avanzata verso la Germania, per rintuzzare le controffensive tedesche ed in ultima analisi per raggiungere gli obiettivi prefissati (con la capitolazione tedesca) con le minori perdite possibili». 

Note:

(1) Geologo, già funzionario presso il Comune di Termini Imerese (PA), appassionato di storia militare e membro del “Comitato spontaneo per lo studio delle fortificazioni militari”. 

Bibliografia e sitografia: 

Ufficio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, Le operazioni in Sicilia e in Calabria, Roma, 1993.

Center of Military History of the US Army 1993, United States Army in World War II. Mediterranean Theater of Operations. Sicily and the Surrender of Italy.

Giorgio Rochat, Le guerre italiane 1935-1943, Torino, Einaudi, 2005.

Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare, Milano, Mondadori, 2009.

Giuseppe Longo, La difesa delle coste siciliane durante la Seconda Guerra Mondiale, in Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini Imerese, Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici (I.S.P.E.) 2021, seconda edizione.

Giuseppe Longo 2023, Seconda Guerra Mondiale - A Casablanca l’incontro strategico (1943-2023), Cefalunews, 16 maggio.

Giuseppe Longo 2023, Seconda Guerra Mondiale. La caduta di Pantelleria - Operazione Corkscrew, Cefalunews, 11 giugno. 

www.history.navy.mil

https://www.aeronautica.difesa.it/

https://www.marina.difesa.it/Pagine/default.aspx

http://www.esercito.difesa.it/

www.raiplay.it 

Ph:

Operazione Husky, luglio-agosto 1943. La foto, a cura dell'aeronautica militare americana, mostra parte della costa siciliana sud-orientale, il giorno dell'invasione alleata. (www.history.navy.mil). 

Giuseppe Longo

https://cefalunews.org/

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