venerdì 27 dicembre 2024

La Guardia di Finanza, da due secoli e mezzo al servizio del Paese

 Giornale del Mediterraneo, 27 dicembre 2024

Il 5 ottobre di 250 anni fa il re Vittorio Amedeo III di Savoia (1726-1796), nel riconsiderare i compiti da assegnare ai reparti addetti ai controlli doganali, pensò di dare origine ad una unità speciale destinata ad eseguire prioritariamente tale attività. Questo corpo, il primo in Italia ad espletare in tempo di pace compiti di vigilanza finanziaria, ovvero di vigilanza del “cordone doganale” sui confini; e in guerra, funzioni di supporto all’esercito di linea, assunse il nome di “Legione di Truppe Leggiere”. Il suo primo comandante fu un ufficiale di fanteria, il Colonnello Gabriele Pictet (1710-1782), nominato a svolgere l’incarico con atto del 5 ottobre 1774.

Per ricordare la nascita di questo “Corpo specializzato”, da cui trae origine l’odierna Guardia di Finanza, abbiamo chiesto al ricercatore storico Michele Nigro (1) di parlarci, seppur brevemente, dell’evoluzione di questa istituzione militare, parte integrante delle Forze armate, divenuta oggi una delle più importanti forze di Polizia economica e finanziaria a livello europeo, operante nel bacino del Mediterraneo. 

«La Guardia di Finanza festeggia nell’anno in corso i suoi “primi” 250 anni di storia.

La sua nascita, infatti, è fatta risalire al 5 ottobre 1774 quando il re di Sardegna Vittorio Amedeo III costituì nell’ambito dell’Armata sarda, la “Legione truppe leggere”. Il neonato Reparto, posto sotto il comando del colonnello Gabriel Pictet, fu chiamato a svolgere un duplice e specifico incarico di vigilanza finanziaria e difesa militare dei confini dello stato.

Tra le prime azioni militari, ricordiamo le battaglie combattute sulle Alpi contro l’esercito repubblicano francese nel corso della Prima Campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte. 

In tale circostanza il Corpo si distinguerà in numerosi scontri tra i quali il più famoso fu la battaglia di Mondovì che vide la Legione, pur soccombente, ricevere l’onore delle armi per il valore dimostrato. Durante l’età Napoleonica la Legione verrà ridenominata prima “Legione Reale Piemontese” e, dopo la Restaurazione, “Legione Reale Leggera”. Quest’ultima riceverà in eredità le bandiere e le uniformi della progenitrice. 

Proprio partendo dalla bandiera colonnella della Legione Reale Piemontese, formata da un drappo quadrato dai cui angoli si sviluppano delle lingue di fuoco, si trasse spunto per dotare nel 1875 il bavero delle uniformi del Corpo delle Guardie Doganali, di asole in panno giallo. Saranno queste, in seguito denominate “Fiamme Gialle”, che sotto forma di mostrine costituiranno l’indelebile segno distintivo di quello che diverrà il Corpo della Guardia di Finanza. 

L’impiego della Legione Reale Leggera nei posti di confine, sarà condiviso con i Preposti doganali, e orientato verso la riscossione dei dazi e la repressione del contrabbando, a tutela dell’erario. 

Nel 1821, in seguito anche ai moti carbonari sviluppatisi in molti degli Stati preunitari, la Legione reale, dopo una notevole riduzione organica, fu sciolta ed i suoi compiti trasferiti al Corpo dei Preposti doganali, organizzazione paramilitare con funzioni di vigilanza confinaria e doganale. 

Nel 1848, durante le cinque giornate di Milano, formazioni di Finanzieri si schierarono con gli insorti battendosi accanitamente contro gli Austro-ungarici nello scontro di Porta Tosa. Del pari, nel 1849 molti Finanzieri dello Stato Pontificio passarono sotto le insegne della Repubblica Romana e combatterono onorevolmente, a Porta San Pancrazio, nella difesa della Città Eterna contro il Corpo di Spedizione Francese. 

L’Unità d’Italia vide riuniti i militi di Finanza dei singoli stati preunitari (dalle Guardie di Finanza di Parma e Modena, a quelle del Granducato di Toscana, agli appartenenti ai Dazj Indiretti del Regno delle Due Sicilie) nel “Corpo delle Guardie Doganali”, istituito nel 1862 e posto alle dipendenze del ministro delle Finanze. Il suo personale, destinato prioritariamente ad assolvere incarichi di tutela delle finanze pubbliche, in caso di conflitto, sarebbe stato mobilitato e impiegato nella difesa militare dello Stato in concorso con le altre Forze Armate. In tale ipotesi, tenuto conto del contingente di appartenenza (ordinario o di mare), i finanzieri avrebbero operato alle dipendenze dei ministri della Guerra e della Marina. 

Con la legge dell’8 aprile 1881 il Corpo doganale cambierà denominazione assumendo il titolo di “Guardia di finanza”. La sua competenza sarà estesa a tutti i cespiti della finanza pubblica e previsto il suo concorso al mantenimento dell’ordine e sicurezza pubblica. 

Dal 1892 acquisirà l’appellativo di “Regia” e otterrà l’equiparazione dei gradi con quelli dell’esercito. 

Nell’anno 1906, il Corpo verrà dotato di uno Stato maggiore e di un Comando generale dal quale sarebbero dipese le unità territoriali articolate su comandi di: Legione territoriale e circolo, compagnie, tenenze e brigate, con una dislocazione presidiaria che sarà preludio ad un pieno inserimento tra le forze militari di guerra dello Stato. Tale aspirazione si concretizzerà con l’assegnazione delle “stellette” nel 1907 e la consegna della Bandiera di Guerra nel mese di giugno del 1914. La solenne cerimonia si svolse a Roma alla presenza di Vittorio Emanuele III. 

Già dai primi anni del nuovo secolo il Corpo aveva istituito Depositi d’istruzione nei quali gli allievi finanzieri, di terra e di mare, si dovevano formare professionalmente per l’assolvimento dei compiti istituzionali.

Altra caratteristica della Guardia di Finanza sarà anche la presenza costante nelle zone colpite da gravi calamità naturali. Ne sarà prova in quel periodo l’intervento a Messina e nei territori limitrofi a favore delle popolazioni colpite dal sisma nel 1908. 

Il battesimo del fuoco della Regia Guardia di Finanza avverrà agli albori del 1912 con la guerra Italo-Turca combattuta in territorio libico. L’impegno bellico, frutto di un notevole sforzo organizzativo e organico, proseguirà nel corso della Prima Guerra Mondiale con l’invio al fronte di diciotto battaglioni mobilitati e due compagnie autonome. 

Sono gli uomini delle Fiamme Gialle a esplodere il primo colpo di fucile della Grande Guerra contro guastatori austriaci che, con intenti distruttivi, percorrevano il ponte di Brazzano nella notte tra il 23 e 24 maggio del 1915. Seguiranno innumerevoli scontri sui vari fronti che porteranno al Corpo significativi riconoscimenti ma anche tante e gravi perdite umane. Alla fine del conflitto, su circa 12000 uomini impiegati, più di 1700 perderanno la vita in battaglia o per altre cause concomitanti mentre circa 2700 subiranno ferite o mutilazioni. 

Tra le prime vittime del conflitto vogliamo ricordare il Maggiore Giovanni Macchi, nativo di Novara di Sicilia (Messina), decorato con medaglia d’argento al valor militare, comandante del XX battaglione, immolatosi sul Pal Piccolo in un impari scontro contro preponderanti truppe austriache. 

Per rammentare una tra le più indicative azioni compiute nel corso del conflitto, il 21 giugno di ogni anno la Guardia di Finanza celebra la propria festa del corpo. 

In quel fatidico giorno, nell’anno 1918, i finanzieri impegnati nella “Battaglia del Solstizio” attraversarono, con gravi perdite, il Piave e vi stabilirono una solida testa di ponte che consentì alle nostre truppe di sfondare il fronte nemico e proseguire l’avanzata fino a Vittorio Veneto, propiziando così la definitiva sconfitta austriaca. 

Cessato il conflitto, il Corpo procederà alla riorganizzazione interna e all’incremento degli organici, che erano stati ridotti di un terzo a seguito della smobilitazione. Ciò nell’ottica di assolvere con efficacia i compiti conseguenti l’estensione del territorio nazionale e l’istituzione di nuovi cespiti fiscali. 

È da rilevare che, anche nel corso delle ostilità, un’aliquota di militari aveva continuato a svolgere sul territorio e fuori i confini nazionali, i propri compiti finalizzati a mantenere attive le entrate dello Stato necessarie a sostenere la gravosa economia di guerra. 

Grazie all’aumento del personale e memore delle esperienze maturate, la Guardia di Finanza, costituirà nel 1923 il Nucleo di polizia tributaria investigativa. Unità specializzata che attraverso lo studio dei fenomeni criminali nel settore economico-finanziario, interveniva pianificando specifici interventi volti alla prevenzione e repressione dei reati finanziari.

Anche nei possedimenti coloniali, il Corpo svolgerà con efficienza sia compiti prettamente finanziari, sia azioni militari autonome o congiunte con le altre forze armate. Tra i vari conflitti ricordiamo, per le complesse dinamiche di guerra, quello etiope del 1936/37. 

Dopo varie incertezze dettate dall’opportunità di aderire o meno al conflitto in corso, il 10 giugno del 1940 l’Italia entrerà in guerra e la Guardia di Finanza mobiliterà i suoi uomini con l’invio ai vari fronti di 18 battaglioni, più le unità del naviglio. 

Rimarranno attivi, così come nel precedente conflitto, i presidi territoriali sia in Italia sia nei domini d’oltremare.

Nei vari teatri di guerra, in terra e per mare, il Corpo parteciperà ai combattimenti meritando la concessione di tantissime ricompense al valore sia agli uomini sia ai reparti sia alle unità navali. A ciò seguirà l’inevitabile elenco di vittime che porterà lutto e dolore tra tante famiglie di finanzieri. 

Dopo tre anni di guerra, la notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943 gli “Alleati” sbarcheranno nella Sicilia sud-orientale (nome in codice operazione Husky) e completeranno l’occupazione dell’isola il successivo 17 agosto. La firma dell’armistizio a Cassibile e la sua diramazione effettuata l’8 settembre, porranno fine all’infausta alleanza con le forze dell’Asse.

Il conflitto proseguirà ancora per altri due anni e la nuova alleanza con gli anglo-americani provocherà la dura reazione dei tedeschi che condurranno violente e dure rappresaglie nei confronti dei militari italiani. 

L’emanazione di ambigue direttive del governo retto dal generale Pietro Badoglio provocheranno lo sbandamento e la dissoluzione delle forze armate italiane. Seguirà la costituzione della Repubblica Sociale, la nascita della Resistenza e la cobelligeranza con i nuovi alleati. In questo momento critico, anche per opposizione alle leggi razziali volute dal regime fascista, tanti finanzieri lotteranno, a rischio della propria vita, per sottrarre ai tedeschi migliaia di persone destinate a soccombere nei campi di concentramento d’oltralpe. Per tale motivo alcuni di quei finanzieri sono stati iscritti, tra i Giusti fra le nazioni del Museo Yad Vashem di Israele. 

Il 2 giugno del ’46 il referendum nazionale segnerà la scelta degli italiani di un governo repubblicano. 

Lo sviluppo del contrabbando e di altri illeciti finanziari, mai arrestatisi, troverà terreno fertile nell’Italia del dopoguerra e toccherà alla Guardia di Finanza contenere la diffusione esponenziale di tali fenomeni. L’emanazione d’idonei provvedimenti legislativi e l’adeguamento strutturale e operativo del Corpo ne miglioreranno l’efficienza e la reattività sfruttate nell’opera di contrasto alle fenomenologie criminali. 

Importanti risultati saranno conseguiti nella lotta all’evasione fiscale, all’elusione, al contrabbando e quelli condotti contro la criminalità organizzata di stampo mafioso, al fine di aggredire i cospicui patrimoni in tal modo illecitamente accumulati. Significativi anche gli interventi diretti alla prevenzione e repressione del traffico di tabacchi lavorati e di sostanze stupefacenti e psicotrope, delle truffe, dei fenomeni corruttivi, dei reati contro la pubblica amministrazione e delle tante altre violazioni perpetrate a danno della legalità e della finanza pubblica. 

La Guardia di Finanza, come in precedenza evidenziato, non esplica unicamente attività investigative: non possiamo non citare gli interventi svolti, ieri come oggi, a salvaguardia delle vite umane nei diversi teatri operativi ed in aiuto alle popolazioni colpite da catastrofi o calamità naturali. 

Questo lungo viaggio nel tempo e la partecipazione della Guardia di Finanza agli eventi storici che in 250 anni hanno fondamentalmente cambiato l’Italia non potevano certo passare senza essere degnamente celebrati. Una speciale ricorrenza che il Corpo ha scelto di condividere con la collettività organizzando numerose manifestazioni che hanno visto:

Il coinvolgimento delle scuole in progetti di legalità e di conoscenza dell’istituzione;

Lo svolgimento di conferenze storiche per illustrare l’evoluzione del Corpo e il valore delle sue tradizioni;

L’esposizione di preziosi cimeli e documenti che ha consentito ai visitatori di rivivere, in un viaggio virtuale nel tempo, varie e significative vicende storiche nazionali;

L’esibizione della banda che ha piacevolmente intrattenuto il pubblico con concerti di altissimo livello musicale.  

Per concludere possiamo dire che oggi la Guardia di Finanza è un corpo di polizia economico-finanziaria al passo con i tempi, che ha saputo evolversi e modernizzarsi, addentrandosi nell’uso delle nuove tecnologie, nell’ottica di svolgere efficacemente e con competenza il poliedrico ruolo consegnatogli dalla Nazione e dall’Europa nella tutela dei comuni interessi economici e legali». 

Bibliografia e sitografia:

Olivo Domenico, L’azione della  Guardia di Finanza nella guerra 1915- 1918, Palermo, Gaetano Priulla editore, 1924.

Laria Sante, Le Fiamme Gialle d’Italia nei fasti di guerra e patriottismo italiano 1915 - 1930, Comando Generale della Regia Guardia di Finanza, Milano, Luigi Alfiere Editore, 1930. 

Laria Sante, I fasti militari dei Finanzieri d’Italia  1800 - 1870, Comando Generale della Regia Guardia di Finanza, Milano-Roma, Luigi Alfiere Editore, 1937. 

Laria Sante, Le Fiamme Gialle nella monarchia dei Savoia 1774 - 1821, Comando Generale della Regia Guardia di Finanza, Milano-Roma, Luigi Alfiere Editore, 1937. 

Poveromo Michele, I nostri morti nella guerra 1940 - 1943,Udine, Arti grafiche friulane,1949.

Fioravanzo Giuseppe, Fiamme Gialle sul mare. Storia del naviglio della Guardia di Finanza durante il conflitto 1940 - 1945, Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, Comando Generale della Guardia di Finanza, 1955.

Oliva Giuliano, I Corpi di Finanza del Regno delle due Sicilie, Museo storico della Guardia di Finanza, Roma 1986.

Meccariello Pierpaolo, La Guardia di Finanza nella Seconda Guerra Mondiale, Roma, Museo Storico della Guardia di Finanza, 1992.

Meccariello Pierpaolo, Finanza di mare, dalle scorridore ai pattugliatori, Roma, Editalia, 1994.

Autore anonimo, La Guardia di Finanza dalle origini ad oggi, Roma, Editalia SPA, 2003.

Palandri Luciano, La Guardia di Finanza in Albania, Roma, Ente Editoriale per il Corpo della Guardia di Finanza , Museo Storico della Guardia di Finanza, Comitato studi Storici, 2005.

Luciani Luciano - Severino Gerardo, Giovanni Macchi, l’eroe del Pal Piccolo (1871- 1915), Roma, Museo Storico della Guardia di Finanza, Comitato di Studi Storici, 2010.

Ales Stefano, Dalla Guardia Doganale alla Regia Guardia di Finanza, Roma, Ente Editoriale per il Corpo della Guardia di Finanza, 2011.

Ravaioli Marcello, La Guardia di Finanza nella Grande Guerra 1915- 1918, Roma, Ente Editoriale del Corpo, 2015.

Giuseppe Longo 2015, 241° anniversario della fondazione del Corpo della Guardia di Finanza, Cefalunews, 22 giugno. 

Pubblicazioni

Calendario storico della Guardia di Finanza anno 2024, edito dall’Ente Editoriale per il Corpo della Guardia di Finanza in Roma, testi di Paolo Mieli.

Foto di copertina:

Uniformi dei Finanzieri dal 1774 al 1934.

Foto a corredo dell’articolo per cronologia:

Capitano dei dragoni della Legione Truppe Leggere.

Le battaglie dei Finanzieri al seguito di Garibaldi.

Le attività della Regia Guardia di Finanza.

La Scuola Allievi Ufficiali di Caserta.

La battaglia di Zanzur (Libia 1912).

L'azione del maggiore Macchi sul Pal Piccolo.

Vigilanza al confine.

Combattimenti a Cefalonia e Corfù, settembre 1943.

Il Finanziere Deroma con partigiani della brigata Garibaldi attacca un'autocolonna tedesca

Palermo, via Cavour, sede del Comando Interregionale.

Rappresentazione del Fregio della Guardia di Finanza.

Le cartoline illustrate, a corredo del testo, fanno parte della collezione privata dell'autore della ricerca storica.

Nota:

(1) CURRICULUM VITAE DEL S.TEN. (c.a.) MICHELE NIGRO

Sottotenente in congedo della Guardia di Finanza, vive a Palermo, nel corso della carriera ha ricoperto incarichi operativi vari a Trieste, presso i locali Comandi della ex 13ª Legione e  Regionale Sicilia.

Nel corso dell’anno 2019 è stato insignito del titolo di “Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana”.

Riveste, in atto, la carica di Sindaco della Sezione A.N.F.I. (Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia) di Palermo ed è socio della Sezione ANMI cittadina.

Ha pubblicato, sul sito interno della Guardia di Finanza e sulle riviste del Corpo “Il Finanziere e Fiamme Gialle”, vari articoli sulla costituzione e sviluppo di alcuni reparti con sede a Palermo e sull’attività della Finanza in Sicilia in diversi periodi storici.

Sulla rivista dell’ANMI (Associazione Nazionale Marinai d’Italia) ha recentemente narrato la biografia di un marinaio e le peripezie affrontate nel corso della II Guerra Mondiale.

È stato curatore e organizzatore di diverse mostre inerenti la Guardia di Finanza, tra le quali: “Le operazioni di soccorso della Guardia di Finanza nella Valle del Belice, gennaio 1968”;  “La caserma Cangialosi, 160 anni con la divisa e 64 in grigio verde”;La Guardia di Finanza dall’Unità d’Italia alla Repubblica”;  “Evoluzione storica della Caserma Cangialosi dai primi del ‘900 ad oggi” ed altre di diverso carattere, quali: “La Sicilia dei Russi”, “L’anima dei Corpi”, “Il filo della memoria, dalla Grande Guerra alla Resistenza”, “1915/1918 -Isola delle Femmine non dimentica”,, “Mariannina Coffa Caruso 2.0 Resurrection” e “Pace e Sicurezza. Le missioni militari di pace italiane all’estero”.

Tra le pubblicazioni ricordiamo: “Sulle tracce dei russi in Sicilia. Cronache ed itinerari dei viaggiatori russi dal ‘700 al ‘900”, “La Sicilia dei Russi”, “La Resistenza e i Siciliani”.

Ha collaborato, quale consulente storico, con gli autori di alcuni libri tra i quali “Duecento anni di Fiamme Gialle all’ombra dell’Etna”, “1943 – Il martirio di un’Isola” e, per ultimo, “Le Fiamme Gialle nella Caserma M.O.V.M. Giuseppe Gangialosi”.

Ha curato i testi del volume “La mia vita, le mie battaglie” e “Un segugio a caccia di bionde” di Leonardo Gentile.

Ha pubblicato articoli, sempre a carattere storico-militare, su alcuni quotidiani locali e su giornali on line.

Possiede una significativa collezione fotografica e documentale sulla Guardia di Finanza e svariate foto su altri corpi armati italiani e stranieri riferibili al loro impiego nei due Conflitti Mondiali.

Dal Consolato Russo per la Sicilia e Calabria, ha ricevuto due diversi riconoscimenti; il primo per il contributo fornito al consolidamento dei legami del Sud Italia e la Russia ed il secondo per la consulenza storica sui rapporti e le relazioni intercorse nel tempo tra quel paese e la Sicilia.

Da parte dell’Associazione culturale “Suggestioni Mediterranee” ha ricevuto il premio “Siciliani di Pregio”.

Giuseppe Longo

www.gdmed.it

domenica 16 giugno 2024

Un attacco aereo italiano contro imbarcazioni Alleate nella rada di Termini Imerese nel 1943

Cefalunews, 31 dicembre 2013

Un altro fatto di guerra finora sconosciuto ci giunge attraverso un’altra testimonianza. L’episodio ebbe luogo nella rada di Termini Imerese il 7 settembre 1943. 

Nella vicenda furono coinvolti una nave da sbarco Alleata e un trimotore della Regia Aeronautica. Ecco cosa ci racconta il Dott. Geol. Donaldo Di Cristofalo dell’Ufficio Tecnico del Comune di Termini Imerese.

«Il 7 settembre 1943, il giorno prima dell’armistizio, gli Alleati si stanno preparando per lo sbarco di Salerno (9 settembre - 1° ottobre 1943 - Operazione “Avalanche”). Una parte della flotta si prepara nel golfo e nel porto di Termini Imerese. 

All’ancora fuori dal porto vi è, tra le altre navi, la HM LST 417, una nave da sbarco statunitense di 100 mt e 4.000 tonnellate, varata 10 mesi prima e subito trasferita alla Royal Navy. Si tratta di un’unità moderna, con 111 uomini di equipaggio, che imbarca oltre 160 truppe da sbarco con carri armati, veicoli, artiglieria e materiali vari, fino ad oltre 1.900 tonnellate di carico utile. 

Alle 21,25, nel corso di una difficilissima azione notturna, viene silurata da un S.79 Sparviero della 278^ (o 281^) Squadriglia del 132° Gruppo Autonomo Aerosiluranti della Regia Aeronautica, pilotato dal Tenente Vasco Pagliarusco, decollato dall’aeroporto di Littoria (oggi Latina), a sud di Roma. Il siluro colpisce il timone sinistro, strappando anche 8 metri della struttura di poppa. 

L’immediata chiusura degli sportelli dei compartimenti limitrofi a quelli danneggiati salva la nave dal sicuro affondamento. Si contano morti e feriti, che vengono trasferiti su una più piccola nave da sbarco, la HM LCI(L) 288, mentre altre due imbarcazioni, le LCT 125 e 2306 prendono a rimorchio la nave immobilizzata e la avvicinano alla spiaggia. 

L’indomani è possibile trasferirla all’interno del porto, dove viene scaricata. Sarà successivamente riparata e rientrerà in servizio. 

E’ un episodio secondario del conflitto e delle vicende in corso (armistizio, attacco al continente europeo). 

Gli stessi aerosiluranti, dopo l’armistizio, si divideranno tra cobelligeranti e repubblichini, mantenendo intatta la loro fama di audaci combattenti. Ma rimane un esempio di quei pochi che non vennero meno al loro dovere, anche in circostanze del tutto sfavorevoli, con un disequilibrio di forze e mezzi francamente imbarazzante. 

L’attacco ad un convoglio sia pur alla fonda, fortemente difeso da palloni frenati ed antiaerea, di notte, con un velivolo (l’S.79) valido ma non più all’altezza del compito, lento, vulnerabile, del tutto privo di ausili alla navigazione, rivela un ardimento diametralmente opposto rispetto all’opinione che gli storici riserveranno all’atteggiamento  dell’apparato militare italiano nel corso del conflitto»

Foto di copertina: Manovre nel porto di Termini Imerese, effettuate il giorno 13 settembre 1943, a sostegno degli sbarchi a Salerno. Le truppe americane si preparano per rafforzare la 5ª Armata sulla terraferma italiana.

Foto a corredo dell'articolo: Manovre nel porto di Termini Imerese effettuate il giorno 13 settembre 1943 a sostegno degli sbarchi a Salerno.

Si ringraziano: il Dott. Geol. Donaldo Di Cristofalo e l’Ufficio Tecnico del Comune di Termini Imerese. E il Colonnello Mario Piraino (Direttore della Biblioteca di Presidio del Comando Regione Militare Sud) per il materiale iconografico.

Giuseppe Longo

https://cefalunews.org/


venerdì 7 giugno 2024

100 anni fa nasceva la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.)

Cefalunews, 14 marzo 2023

Il 12 gennaio di cento anni fa, il Gran Consiglio del Fascismo, nella sua prima seduta costitutiva, deliberava la creazione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.). Questo storico incontro si tenne a Roma, nell’appartamento privato di Benito Mussolini (1883-1945) al Grand Hotel di via delle Terme.

In realtà, nella notte di quel lontanissimo venerdì, fu approvata la relazione del Generale Emilio De Bono (1866-1944), uno dei quadrumviri (1) della marcia su Roma, a cui era stato affidato l'incarico di studiare le procedure per la costituzione della M.V.S.N.

Lo scopo di questa istituzione fu di trasformare le “Squadre d'azione”, la “Associazione Nazionalista Italiana”, i “Sempre Pronti per la Patria e per il Re” (Camicie azzurre), e tutte le altre organizzazioni paramilitari, in un vero e proprio corpo.

Infatti, scrisse il Generale Vittorio Vernè (1883-1937) […] la creazione della Milizia può considerarsi come la conservazione, cioè di quello spirito di disciplina, di sacrificio e di abnegazione che per quattro anni animò i combattenti di tutte le trincee dallo Stelvio al mare […].

Tuttavia, i vertici della gerarchia avevano già predisposto uno specifico progetto di legge per l’istituzione di questa forza di gendarmeria a ordinamento militare. Tale proposta fu approvata dal Consiglio dei Ministri il 28 dicembre 1922. L’anno successivo (come sopraccitato), il massimo organo del Partito Nazionale Fascista deliberò e sancì in quella sede romana, la creazione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. La deliberazione del Gran Consiglio del Fascismo emessa nella notte del 12 gennaio 1923, fu il primo atto ufficiale relativo alla fondazione della M.V.S.N.

Il provvedimento assunse forza di legge il 14 gennaio 1923 a seguito dell’emanazione del Regio Decreto n.31 del 14 gennaio 1923. Pertanto, il re Vittorio Emanuele III decretava la nascita della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale: un corpo di polizia civile, a ordinamento militare, dell'Italia fascista.

La legge, ai sensi dell’articolo 10 (2), entrò in vigore il 1° febbraio 1923.  Il Regio Decreto fu convertito in legge (Regio decreto-legge) con l’atto del 17 aprile 1925 n. 473. Così, nacque ufficialmente la M.V.S.N. quale “Guardia Armata della Rivoluzione”. Con tale decreto si fissarono i caratteri della nuova istituzione e si posero le basi del suo ordinamento.

La Milizia era formata da 14 Comandi di Zona, 33 legioni Territoriali, Coorti e Distaccamenti autonomi. La disposizione fu ordinata sulla falsariga dell’antico esercito romano, ossia con un inquadramento ternario: tre squadre formavano un manipolo; tre manipoli una centuria; tre centurie una corte e tre coorti una legione. Numerose divisioni del Regio Esercito inclusero nel loro organico una legione della M.V.S.N.

Sin dalla sua costituzione la milizia fu posta alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Poi, col Regio Decreto n. 1292 del 4 agosto 1924 divenne una forza armata dello Stato e, di conseguenza, dipese dal Ministero della Guerra, circa l’ordinamento, l’addestramento, la mobilitazione e l’impiego in caso di guerra.

Il primo comandante di questo organismo militare fu il quadrumviro Emilio De Bono (1866-1944), Generale dell’Esercito. Mentre, il primo Capo di stato maggiore di detta formazione, fu il Luogotenente generale Francesco Sacco (1877-1958).

Nel 1943, durante l’invasione Alleata della Sicilia (Operazione Husky, 10 luglio-17 agosto), di cui quest’anno ricorre l’Ottantesimo anniversario dello sbarco, strenua fu la resistenza delle forze dell’Asse. Nella Divisione italiana fu presente anche la Milizia: la 22a Legione DICAT; la 6a, 7a e l’8a Legione MILMART; la 95a Legione CC.NN. d’assalto (per la sorveglianza dello Stretto di Messina) e le divisioni di difesa costiera e le centurie CC.NN. (per la difesa costiera dell’Isola).

Con il Regio Decreto Legge del 6 dicembre 1943, N. 16/B (3), emanato dal Governo Badoglio, si decretava lo Scioglimento della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e delle Milizie speciali: confinaria, controaerea (MACA), e marittima (MILMART).

Pertanto, dopo l’emanazione del RDL del primo Governo Badoglio (25 luglio 1943 – 17 aprile 1944), maggior parte dei militi della disciolta M.V.S.N. aderì alla Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.), conosciuta anche come Repubblica di Salò, dove fu assorbita dalla Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) e dall’esercito della R.S.I.

Note:

(1) Il 28 ottobre 1922 un quadrumvirato fascista ebbe il compito di guidare la Marcia su Roma. I quadrumviri in questione, furono i gerarchi: Italo Balbo, Michele Bianchi, Emilio De Bono e Cesare Maria De Vecchi.

(2)

Regio Decreto n. 31 del 14 gennaio 1923. Col quale è istituita una milizia volontaria per la sicurezza nazionale

(GURI n.16, 20 gennaio 1923)

VITTORIO EMANUELE III

per grazia di Dio e per volontà della Nazione

RE D'ITALIA

Ritenuta la necessità di creare una milizia volontaria per la sicurezza nazionale;

Sentito il Consiglio dei Ministri;

Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, segretario di Stato per gli affari dell'interno, di concerto con i Ministri segretari di Stato per la guerra, per le finanze, per la giustizia e gli affari di culto e per la marina;

Abbiamo decretato e decretiamo:

Art. 1

È istituita una milizia volontaria per la sicurezza nazionale.

Art. 2

La Milizia Volontaria per la sicurezza nazionale è al servizio di Dio e della Patria italiana, ed è agli ordini del Capo del Governo.

Provvede, in concorso coi corpi armati per la pubblica sicurezza e con il R. esercito, a mantenere all'interno l'ordine pubblico; prepara e conserva inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell'Italia nel mondo.

Art. 3

Il reclutamento è volontario, e viene compiuto fra gli appartenenti alla milizia fascista fra i 17 e i 50 anni che ne facciano domanda e che, a giudizio del Presidente del Consiglio dei ministri o delle autorità gerarchiche da lui delegate, ne possiedano i requisiti di capacità e moralità.

Art. 4

Le norme organiche e disciplinari per la costituzione e il funzionamento della milizia saranno stabilite da appositi regolamenti da redigersi, in armonia con le leggi vigenti, dal Presidente del Consiglio o dalle autorità da lui delegate.

Art. 5

La nomina degli ufficiali e le loro promozioni vengono compiute con Nostro decreto, su proposta dei Ministri per l'interno e per la guerra.

Art. 6

La milizia per la sicurezza nazionale presta servizio gratuito. Quando presta servizio fuori dal Comune di residenza dei reparti viene mantenuta a spese dello Stato.

Art. 7

In caso di mobilitazione generale o di richiamo parziale dell'esercito e della marina, la milizia fascista viene assorbita dall'esercito e dalla marina in armi, a seconda degli obblighi e dei gradi militari dei singoli componenti.

Art. 8

Le spese per la istituzione e il funzionamento della milizia per la sicurezza nazionale sono a carico del bilancio del Ministero dell'interno.

Art. 9

Dall'entrata in vigore del presente decreto tutte le altre formazioni a carattere o inquadramento militare di qualsiasi partito non sono permesse. I contravventori cadranno sotto le sanzioni della Legge.

Art. 10

Il presente decreto sarà presentato al Parlamento per la conversione in legge, e andrà in vigore il giorno 1° febbraio 1923.

Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Roma, addì 14 gennaio 1923

VITTORIO EMANUELE

(3) «La milizia volontaria per la sicurezza nazionale, istituita con R. decreto 14 gennaio 1923 n. 31, e ripartita successivamente con altre disposizioni in milizia legionaria e sue specialità (confinaria, contraerea «M.A.C.A.», marittima «Milmart») è sciolta. Non sono permesse formazioni a carattere e inquadramento militare di qualsiasi partito». Scioglimento della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e delle Milizie speciali, pubblicato Sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia P.M. 151 Mercoledì 8 dicembre 1943, Serie speciale Anno 84° numero 4/B. 

Bibliografia e sitografia

Vittorio Vernè, La milizia volontaria per la sicurezza nazionale, La Poligrafica nazionale, 1925

Guido Rosignoli – MVSN. Storia, organizzazione, uniformi e distintivi. Parma, Ermanno Albertelli Editore, 1995.

Pierluigi Romeo Di Colloredo Mels – Camicia nera! Storia militare della milizia volontaria per la sicurezza nazionale dalle origini al 25 luglio. Vignate (MI), Soldiershop, 2018.

Giuseppe Longo – Palermo, Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini Imerese, “La postazione militare del Belvedere di Termini Imerese”, IstitutoSicilianoStudiPoliticiedEconomici (I.S.P.E.) 2021.

Giuseppe Longo 2021, Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Milizia Artiglieria Controaerei, Cefalunews, 30 marzo.

Giuseppe Longo 2021, Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Milizia artiglieria marittima, Cefalunews, 8 aprile.

Giuseppe Longo 2021, Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.) – Le Coorti territoriali, Cefalunews, 13 aprile.

Giuseppe Longo 2021, G. Longo 2021 – La Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (M.V.S.N.), sintesi storica, Cefalunews, 1 maggio.

Giuseppe Longo 2021, La locomotiva 626 e i militi della ferroviaria nelle cartoline illustrate a cura della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, Cefalunews, 20 maggio.

Giuseppe Longo 2021, L’Africa Orientale Italiana e la Milizia Coloniale, Cefalunews, 21 giugno.

Carlo Rastrelli, M.V.S.N. La storia e le uniformi dell'esercito in camicia nera. Vol. I,  Soldiershop, 2022. 

Foto a corredo dell’articolo: Anni Trenta del XX sec. Tre Ufficiali: dalla sinistra, Ufficiale del Regio Esercito, e due Ufficiali della M.V.S.N.

Foto per gentile concessione di Giuseppe Nasta.

Si ringrazia il Ricercatore Storico Militare Michele Nigro e Giuseppe Nasta.

Giuseppe Longo

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Seconda Guerra Mondiale. La caduta di Pantelleria - Operazione Corkscrew

Cefalunews, 11 giugno 2023

L’11 giugno di 80 anni fa capitolava Pantelleria, definita dalla stampa di regime la “Gibilterra italiana”. Infatti, dopo un’incessante offensiva aerea anglo-americana (18 e 30 maggio 1943), furono decisivi per la resa della guarnigione i cannoneggiamenti navali britannici compiuti dall’1 all’’11 giugno. Tuttavia, già nella notte tra il 10 e l’11 maggio, l’isola, distante circa 150 miglia a nord-ovest da Malta, era stata posta sotto stretta sorveglianza da parte di alcune motosiluranti della Royal Navy, per impedire i rifornimenti provenienti dal territorio metropolitano. Sin dall’ottobre del 1940 gli inglesi avevano dimostrato un certo interesse verso questo primo lembo di terra italiana, situata nel Mediterraneo centro-occidentale.

In realtà, era stata pianificata un’invasione, definita con il nome in codice “Operazione Workshop”. Subito tralasciata per dare spazio a un primo progetto di occupazione della Sicilia, definito piano “Influx”. Anch’esso abbandonato l’anno successivo, su decisione dei Capi dello Stato maggiore unificato, poiché giunse nell’isola un’unità aerea tedesca particolarmente addestrata per la guerra sul mare, il X Fliegerkorps. Un altro decisivo passo dei britannici verso uno sbarco in Sicilia fu il progetto “Whipcord”. Quest’ulteriore tentativo fu interrotto nell’ottobre del 1941 per la grande offensiva della British Army in Africa settentrionale, denominata “Operazione Crusader”, lanciata nel novembre dello stesso anno, per liberare Tobruk dall’assedio delle truppe italo-tedesche.

Il 20 gennaio 1943 a Casablanca, in Marocco, nella conferenza segreta, chiamata “Operazione Symbol”, s’intrapresero importanti colloqui decisionali: tra questi, anche la programmazione dell’invasione della Sicilia al termine della guerra in Africa settentrionale. Difatti, dopo la guerra nel deserto (10 giugno 1940 - 13 maggio 1943), l’attenzione degli alleati si diresse verso la maggiore isola del Mediterraneo, che costituiva la testa di ponte: il primo tassello della vittoria verso il territorio europeo, ma, non prima di aver conquistato Pantelleria e le isole Pelagie, mediante l’Operazione Corkscrew.

Il Presidio di Pantelleria, posto sotto il comando dall’ammiraglio Gino Pavesi, dipendeva da “Supermarina” (tramite il Comando Militare Marittimo Autonomo della Sicilia), e fu sede di un importante e strategico aeroporto militare. Inoltre, la piccola isola, situata nel mezzo del Canale di Sicilia, e geologicamente costituita da irti e scoscese rocce, era munita di hangar in caverna, depositi sotterranei di carburante e munizioni, serbatoi d’acqua potabile, pozzi e viveri di vario genere che rendeva la piazzaforte inespugnabile.

Ciò nonostante […] L’isola era completamente dipendente dai rifornimenti via mare e alla data del 25 maggio 1943 l’autosufficienza viveri per la popolazione e le Forze Armate era calcolata in trenta giorni, mentre al momento della resa (11 giugno) essa era di 14-15 giorni […]. Cfr. Alberto Santoni, “Le operazioni in Sicilia e in Calabria (luglio-settembre 1943)”.

La forza militare era formata di circa 11.000 soldati, distribuiti in: un Comando di Milizia Marittima (MILMART), un reparto del R.E. sotto la dipendenza del Generale di Brigata Achille Maffei, e da un reparto di militari tedeschi. Il comando dell’aeroporto di “Margana” era stato affidato al Tenente Colonnello Giovanni Battista Raverdino. Dopo i bombardamenti avvenuti tra il 6 e il 10 giugno 1943, l’avamposto si arrese allo sbarco della 1^ Divisione britannica, comandata dal Major General Walter Clutterbuck. Un mese più tardi, nella notte tra il 9 e il 10 luglio, con l’Operazione Husky (10 luglio -17 agosto 1943), si concretizzava lo sbarco in Sicilia: la manovra aeronavale, in quel momento, considerata la più imponente e complessa della Seconda Guerra Mondiale.

Prima di passare la parola al Dott. Geol. Donaldo Di Cristofalo (1), circa l’operazione Corkscrew, mi piace riportare uno stralcio del Professor Alberto Santoni, nel suo “Le operazioni in Sicilia e in Calabria, estratto dal Cap. V “La caduta di Pantelleria e di Lampedusa e la fase preparatoria di Husky”.

[…] L’unico esempio nella storia di un’isola fortificata arresasi al solo potere aereo nemico fu quello fornito da Pantelleria che, come abbiamo accennato, dipendeva dallo stato Maggiore della R. Marina, al pari delle più meridionali isole Pelagie di Lampedusa, Linosa e Lampione […]. 

«Posizionata quasi al centro del braccio di mare che separa Capo Bon in Tunisia dall'estremità ovest della Sicilia, l'isola di Pantelleria appare come un guardia in grado di controllare perfettamente il traffico navale tra il Mediterraneo occidentale e quello orientale.

Eppure quei 100 chilometri tra Pantelleria e la Sicilia furono sufficienti agli Inglesi, nel corso della Seconda Guerra Mondiale, per rifornire Malta e con essa dominare di fatto il Mare Nostrum.

Esattamente 80 anni fa, l'11 giugno 1943, Pantelleria si arrendeva agli Alleati, determinando la prima perdita di suolo nazionale di tutte le forze dell'Asse dall'inizio della guerra.

Assieme alla incapacità di impadronirsi di Malta, vera spina nel fianco dell'Italia fascista, specie in relazione alle operazioni in Nord Africa, il non avere fatto di Pantelleria quella portaerei inaffondabile che avrebbe potuto costituire un elemento chiave nel Mediterraneo, costituisce uno di quegli argomenti che ancora oggi animano il dibattito storico-militare.

Se sono ormai condivisi dai più i motivi di carattere economico, industriale e politico che hanno condotto l'Italia alla sconfitta, prima di Germania e Giappone, gli aspetti più propriamente strategico-militare e dottrinario faticano a trovare risposte rispetto a quello che si fece, o meglio, non si fece.

Sia i Giapponesi che gli Americani, nel vasto teatro del Pacifico, dimostrarono come il ruolo di capital ship fosse ormai passato, in maniera drammatica e definitiva, dalle corazzate alle portaerei, e ci si riferisce a tutte le battaglie che si succedettero da Pearl Harbour fino alla baia di Tokyo, laddove o vi furono scontri diretti tra gruppi di portaerei (Mar dei Coralli, Midway, Isole di S.Cruz, Filippine, Golfo di Leyte) o queste, da parte americana, giocarono un ruolo fondamentale per la conquista delle isole del Pacifico che, con le loro guarnigioni nipponiche, costituivano un arco di difesa esterno del Giappone (da Guadalcanal, alle Salomone, alle Marianne).

Pur non dimenticando l'enorme sproporzione nella capacità industriale tra gli Stati Uniti e gli altri contendenti, la dottrina applicata d entrambi i contendenti fu quella dell'utilizzo degli aerei imbarcati contro obiettivi navali e di supporto alle forze di terra (appoggio aereo ravvicinato).

Ma già i Giapponesi, con l'affondamento della corazzata HMS Prince of Wales e dell'incrociatore da battaglia HMS Repulse, avvenuto in data 10 dicembre 1941 nello Stretto di Malacca, ad opera di aerei da bombardamento e siluranti della Marina nipponica, avevano anticipato questo fondamentale cambiamento della guerra per mare.

Sia i vertici politici che quelli militari dell'Italia fascista non colsero tale cambiamento, peraltro già dolorosamente annunciato dalla Notte di Taranto (12.11.1941).

L'aeroporto di Pantelleria rimase sempre sotto utilizzato, quando una dotazione sostanziosa di bombardieri in picchiata Ju 87 e di bombardieri/siluranti S.M. 79, con una adeguata scorta di caccia, e con una accentuata artiglieria antiaerea stratificata, avrebbe fatto di quest'isola una seria minaccia nei confronti di qualunque flotta avversaria che si fosse avventurata in quella strategica porzione del Mediterraneo.

Gli aerei utilizzati dai Giapponesi (G3M Nell, G4M Betty, D3A Val, B5N Kate) e dagli Americani (TBD Devastator, SBN Dauntles, ma anche i successivi TBF Avenger e SB2C Helldiver), non avevano caratteristiche superiori rispetto ai citati aerei tedeschi ed italiani. Operavano invece con tattiche molto avanzate di saturazione, erano disponibili in gran numero (almeno fin quando l'aviazione di marina nipponica non venne sostanzialmente distrutta dall'US Navy) e con equipaggi ben addestrati e motivati.

Nei fatti, quando l'Ammiraglio Pavesi consegnò l'isola agli Inglesi, coi suoi 11.400 uomini ed equipaggiamenti, era ormai troppo tardi. Lo scacchiere del Nord Africa era compromesso, gli Alleati, a gennaio, a Casablanca, avevano tracciato le sorti della guerra nel teatro del Mediterraneo, con l'attacco all'Italia, prima nazione dell'Asse da portare alla resa incondizionata. Il controllo delle acque e del cielo da parte degli Alleati era incontrastato, e quindi una difesa ad oltranza di Pantelleria avrebbe significato solo inutili perdite umane, senza spostare di un solo giorno la caduta di Mussolini». 

Note:

(1) Geologo, già funzionario presso il Comune di Termini Imerese (PA), appassionato di storia militare e membro del “Comitato spontaneo per lo studio delle fortificazioni militari”. 

Bibliografia e sitografia:

Alberto Santoni, Le operazioni in Sicilia e in Calabria (luglio-settembre 1943). USSME, Roma, 1989.

Giuseppe Longo 2017,  Seconda Guerra Mondiale: Operazione di Mezzo Giugno - Battaglia di Pantelleria - Cefalunews, 14 giugno.

Francesco Mattesini, L’attività aerea italo - tedesca nel Mediterraneo - Il contributo del X Fliegerkorps, gennaio-maggio 1941, Ufficio Storico Stato Maggiore Aeronautica, 2003.

Alberto Da Zara, Pelle d’Ammiraglio, Ufficio Storico Marina Militare, 2015

Giuseppe Longo Le postazioni militari costiere siciliane nel quadro delle operazioni belliche del secondo conflitto mondiale, in Pagine sul secondo conflitto mondiale in Sicilia e nel distretto di Termini Imerese, Istituto Siciliano Studi Politici ed Economici (I.S.P.E.) 2021, seconda edizione.

Giuseppe Longo 2023, Seconda Guerra Mondiale: la Conferenza di Casablanca (1943-2023), Cefalunews, 12 maggio.

www.marina.difesa.it 

Foto a corredo dell’articolo: Isola di Pantelleria, da “Pantelleria Archivio Storico”. 

Giuseppe Longo

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